Vi sarà capitato spesso di leggere storie nelle quali esseri viventi, concetti astratti o oggetti vengono umanizzati e rappresentati come persone. Pensate, per esempio, al gatto, alla volpe, al grillo parlante nelle pagine di Pinocchio, agli animali parlanti nelle Favole di Esopo e di Fedro o nella Fattoria degli animali di George Orwell, al coniglio in panciotto in Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. L'elenco potrebbe continuare a lungo. In tutti questi casi gli animali sono stati personificati: in fatti parlano proprio come persone.
Questo stesso processo di personificazione avviene anche quando si danno qualità umane a oggetti inanimati o idee astratte: pensate a frasi come "il mare mormora" o "il vento scrive sulla sabbia", oppure alla personificazione della Patria, rappresentata infinite volte nei poemi e nelle opere letterarie come una donna.
La libertà che guida il popolo (E. Delacroix)
Si tratta, ancora una volta, di una figura retorica. Il suo nome, come sempre, viene dal greco: prosopopèa, che significa, appunto, personificazione.
La parola viene anche usata, in senso figurato, con il significato di "tono pomposo, aria di solennità eccessiva e ridicola, di atteggiamento di presunzione e arroganza", in frasi come: "parlare, comportarsi con prosopopea, la prosopopea dei pedanti, ecc".
Materiali:
San Martino testo poetico di Giosuè Carducci
Il vento da "La natura nelle poesie di adulti e bambini" di Mario Lodi
Marzo testo poetico di Giorgio Caproni
Da: Popotus, 19 Febbraio 2011
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