L'espressione musicale, ma anche quella teatrale, si compone di due spazi correlati e condivisi fra i partecipanti. Il primo è lo spazio dove i partecipanti si trovano realmente, dove possono comunicare, conoscersi e avere una buona relazione tra loro; il secondo, invece, è il mondo creato dall'immaginazione, dove ogni partecipante prende parte interpretando il testo.
E' molto importante che ogni partecipante esprima le proprie sensazioni riguardo a quello che andrà ad interpretare; ciò è fondamentale per venire a conoscenza dei punti in comune e le differenze fra i diversi partecipanti per poter così trovare, grazie al lavoro insieme, l'interpretazione condivisa del testo o della musica.
Importantissimo è creare un ambiente in cui tutti riescano ad esprimersi liberamente e a partecipare attraverso le varie espressioni della voce.
Un esempio molto in uso in Giappone è lo "Siritori" (letteralmente "prendere per il culo", cioè prendere la fine della parola precedente): Kobuta, Tanuki, Kitsune, Neko (Porcellino, Procione, Volpetta, Gattino).
Dopo le parole "prese per la fine" vengono prodotti i suoni onomatopeici dei nomi detti dai partecipanti. E' quindi importante elencare nomi di animali o oggetti rumorosi.
Attività come questa si reggono sulla voglia di ogni partecipante di rispondere e avere qualche cosa da dire.
Combinando: suono, ritmo, parole, frasi e melodie si possono proporre esercizi come "La staffetta dei suoni" (con uno strumento, ma anche con il proprio corpo o con oggetti di tutti i giorni produrre, uno alla volta un suono) o "I suoni cosa dicono?" (dialogo a due o più utilizzando solo gli strumenti).
Da queste due semplici indicazioni si capisce come ogni approccio alla musica debba tenere insieme tre aspetti:
- quello emotivo, dagli affetti;
- quello cognitivo, dell'intelletto;
- quello prassico, del fare.
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