Quando parliamo di "autismo" possiamo anche sentir parlare di "sindrome di alterazione globale dello sviluppo" o di "disturbi generalizzati dello sviluppo"; ma anche di Asperger, sindrome di Rett, ... Questi ultimi non sono più in uso nella comunità scientifica con l'introduzione del DSM V (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali).
L'autistico, per essere definito tale, deve presentare anomalie in tre ambiti, chiamati triade sintomatologica:
- interazione;
- comunicazione;
- relazione.
Il DSM V indica la gravità della sintomatologia del disturbo dello spettro autistico (ASD) su una scala da 3 punti (dove il livello 3 indica la situazione più grave).
L'autismo può associarsi ad altri disturbi o patologie (comorbilità) come il ritardo mentale.
La frequenza media del disturbo autistico riscontrata è di 5 casi su 10.000 (1 su 88 nati) ed è più frequente nei maschi (4/5 : 1).
I caratteri predittivi dell'autismo appaiono intorno ai 12 mesi, ma la prassi diagnostica vuole la diagnosi dopo i 3 anni.
Dopo i 18 mesi i pediatri potrebbero aiutare la diagnosi attraverso il Protocollo Chat.
I primi indicatori sono:
- non compare il sorriso al 3° mese;
- non compare la risposta di angoscia all'8° mese.
Nei primi mesi molti bambini autistici:
- sono calmi;
- non amano essere tenuti in braccio;
- non gitano la testa (tanto che in passato l'autismo in tenera età era scambiato con la sordità);
- sono inerti.
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