giovedì 28 luglio 2011

I costumi


La tavola da lavoro di Rosalie era ingombra di vistose figure danzanti su bianchi fogli di carta.
- Teniamo le scene piuttosto pallide, per poter concentrare tutto il colore sui costumi - spiegò Aubrey, che lavorava in coppia con sua moglie. Egli era il capo: vedeva l'insieme e dava la maggior parte delle idee originali, che essa sviluppava curando i particolari dei costumi.
Rosalie era un'abile artista, una svelta e chiara disegnatrice; Gerald ammirò i suoi nitidi schizzi. Di lì le sarte avrebbero tratto i costumi, e Rosalie stava attenta a dare tutti i particolari, schizzando anche il dietro del vestito e aggiungendo, se necessario, il disegno delle maniche o degli ornamenti.
Come ogni buon disegnatore teatrale, ella sceglieva anche i tessuti, per essere sicura di ottenere proprio il colore e l'effetto desiderati, Doveva fare in modo che gli abiti regali sembrassero di damasco pesante, pur essendo tanto leggeri da permettere agevoli movimenti al ballerino; usando stoffa a buon mercato doveva riuscire a ottenere il ricco riflesso della seta nell'abito di una regina, o lo sfarzoso effetto dell'ermellino agli orli di un mantello regale. Doveva provare il colore sotto luci differenti, per assicurarsi che uno splendido cremisi non si trasformasse in bruno in porpora, e che due sfumature di azzurro non stridessero o diventassero verdi alle luci della ribalta. Rosalie e Judy avevano già trascorso diverse ora nel magazzino d'un negozio specializzato in lavori teatrali, conducendo la loro ricerca tra pezze di rayon, taffetà, cotone e feltro, di tutti i colori dell'arcobaleno. Il risultato era una pila di ritagli di stoffa colorati, che essa univa a ciascun disegno completato dalle istruzioni per la sarta.
- Le scene di corte avranno colori vivaci - disse Rosalie, e prese due schizzi che mostravano una coppia di cortigiani: la dama era in azzurro oltremare e argento, con nastri e merletti, e il cavaliere portava un lungo abito ricamato dello stesso azzurro, e un brillante panciotto a fiori.
I disegni erano ispirati alle percellane dell'epoca di Luigi XIV, poiché questo era il periodo in cui si svolgeva la storia.
- Hai detto che i cortigiani non danzano, vero? - chiese Aubrey.
- Sì, prendono solo parte alla processione - replicò Gerald. - Ma devono avere piena libertà per i movimenti delle braccia - e studiò ancora gli schizzi.
- Ci ho pensato - disse Rosalie. - Le maniche delle donne sono lisce fino al gomito, dove si aprono in una doppia gala di merletti. La mano e il polso restano liberi, e quando il braccio è alzato, il merletto ricade all'indietro, mostrando l'intero avambraccio.
- Bene - approvò Gerald. - E mi piace il corpetto scollato, che slancia la linea del collo.
- Ai tempo di Luigi XIV danzavano veramente con questi costumi? - intervenne Judy. - Non so come riuscissero a muoversi, con delle gonne così ingombranti.
- Non si muovevano molto, infatti - disse Rosalie. - Camminavano semplicemente tracciando dei ricami sul pavimento. La danza era tutta nel movimenti della testa e delle braccia.
- Proprio alle origini del balletto, poi, le donne non danzavano affatto - aggiunse Aubrey.
- Davvero? - disse Judy fissandolo incredula.
- Sì - confermò Gerald. - Dapprincipio il balletto era interpretato solo dagli uomini.
- Quando è incominciato, allora?
- In Francia, ai tempi di Luigi XIV - le disse Gerald. - Alla sua corte si amavano molto le mascherate: storie raccontate mediante il mimo e la danza. Erano cose assai complicate, perché vi partecipavano i cortigiani travestiti e a volte lo stesso re, ed erano tutti uomini, come ti ho detto. Le parti femminili erano interpretate da ragazzi.
- Allora quando cominciarono a prendervi parte le donne? - chiese Judy.
- Quasi subito - rispose Aubrey. - Anch'esse amavano i travestimenti, e ci sono raffigurazioni di dame di corte vestite per una mascherata, risalenti al 1690.
- Eccone alcune - disse Rosalie, sfogliando un libro di storia del costume, che le era servito per il lavoro. Tutti guardarono. Una mostrava una donna vestita da "Ore della notte", con un lungo corpetto aderente che si apriva in una gonna larghissima, decorata intorno all'orlo con le cifre dell'orologio. Un'altra raffigurava una donna il cui cappello e il cui abito consistevano unicamente in gale sovrapposte a cerchio: si chiamava "Follia". [...]
- Quando incominciarono ad accorciarsi le vesti delle donne? - chiese Judy.


- Con Marie Camargo - le disse Rosalie. - Era una ballerina famosa; molto nota intorno al 1720, per prima osò accorciare gli abiti e mostrare le caviglie. - Trovò un ritratto della Camargo, dipinto dal pittore di corte Nicolas Lancret; vi appariva una graziosa fanciulla in atteggiamento di danza. Il suo vestito, dal corpetto aderente e dall'ampia gonna ornata di ghirlande di fiori, era tagliato a parecchi centimetri da terra, e rivelava due caviglie sottili inguainate in calze bianche, e scarpe a punta con alti tacchi.
- Ma come poteva ballare con simili scarpe? - esclamò Judy.
- Non so proprio, - disse Rosalie - ma nessuno sarebbe mai apparso sul palcoscenico senza tacchi.
- Quando comparvero le scarpine da ballo, allora?
- All'epoca della rivoluzione francese - rispose Rosalie. - Come sai, la moda cambiò completamente. Scomparvero le crinoline, subentrò la linea greca. Si portavano lunghe tuniche con la vita alta, e naturalmente sandali piatti, allacciati alla caviglia.
- Venne di qui l'idea dei nastri per le scarpe da ballo? - chiede Judy.
- Credo - disse Rosalie. - Certo questo nuovo abbigliamento permetteva alle ballerine di muoversi molto più facilmente, e non si nascosero più le gambe. La moda portava ancora una volta ad ammirare la bellezza del corpo umano, e si usava persino bagnare i vestiti, perché aderissero maggiormente. Poi venne l'invenzione rivoluzionaria del costume da ballo: il francese Maillot inventò il costume di maglia aderente. I primi erano delle vere e proprie calze lunghe, con mutandine aderenti dello stesso colore. Più tardi furon fatti in un sol pezzo, e naturalmente significarono ormai completa libertà per le gambe delle ballerine. Le gonne poterono tranquillamente accorciarsi sempre di più, w l'attenzione si accentrò sulle gambe e sui piedi invece che sulla testa e sulle braccia.
- Quando si incominciarono a usare le scarpine con la punta rigida? - chiese Judy.
- Non si sa bene - disse Rosalie. - Non ce n'è testimonianza prima del 1870.
- Eppure le ballerine sono raffigurate sulle punte molto prima di questa data.
- Oh sì, la danza sulle punte viene eseguita dal 1820 - disse Rosalie. - Ma si usavano le solite scarpine morbide.
- Doveva essere una tortura! - esclamò Judy.
- Chi inventò la punta rigida? - chiese Gerald.
- E' strano, ma non si sa - rispose Rosalie. - Si incominciò a usarla a poco a poco a partire dal 1870, ma non si sa chi l'abbia introdotta. - Mostrò una fotografia di una delle ultime paia di scarpine non rinforzate. - Queste sono nel Museo dell'Opera di Parigi - disse loro. - Risalgono al 1862. Vedete come la punta e i lati son ribattuti con cuciture? Il piede ne avrà avuto un certo sostegno, penso.
- A chi appartenevano? - chiese Judy.
- A una ballerina francese, Emma Livry.


[...]




Da: "Il balletto classico" di J. Selby - Lowndes

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