L'unico vero prerequisito
per comunicare è respirare.
Pat Mirenda (1991)
Dopo il mio primo post sulla C.A.A. (Comunicazione Aumentativa Alternativa) eccomi di nuovo qui a parlarvene dopo un interessante evento organizzato presso la Fondazione IRCCS Ca' Granda - Ospedale maggiore policlinico di Milano.
Quando progettiamo e ci troviamo all'interno di un progetto di C.A.A. è bene tenere presenti alcuni comportamenti distorti che vengono solitamente messi in atto sia dai parlanti che dai non-parlanti.
I parlanti, di fronte a qualcuno che che non parla:
- tendono a parlare sempre loro,
- tendono a parlare a voce più alta,
- semplificano il messaggio,
- stereotipizzano la comunicazione riducendo le funzioni comunicative.
- tendono ad essere passivi,
- rinunciano spasso a comunicare se non vengono capiti,
- hanno scarsa consapevolezza della loro scarsa comprensibilità,
- riducono il numero degli interlocutori ad alcuni privilegiati.
- la definizione degli obbiettivi nel presente tendendo un occhio al futuro;
- lavorare con e nel contesto di vita, questo significa lavorare soprattutto con i partner comunicativi ed aumentare la partecipazione e l'autonomia del soggetto interessato dall'intervento (attenzione al rischio di concentrarsi solo sui bisogni);
- partire dalle abilità esistenti e dalle preferenze/interessi;
- non effettuare verifiche prestazionali continue;
- strutturare un ambiente facilitante, cioè un ambiente che conduca alla comunicazione intenzionale;
- consentire maggior controllo e prevedibilità. Questo punto si realizza prima di tutto avendo ben chiaro che prima di "pretendere" un output è necessario fornire input, questo perché si abbassa l'ansia e si espone l'interessato all'intervento di C.A.A. alla lingua.
La C.A.A., inoltre, essendo un linguaggio visivo è statica e prevedibile e permette di ritornarci quante volte si vuole; - offre opportunità di effettuare scelte;
- solo nei casi in cui si utilizzino ausili a scansione è necessario sviluppare ed affinare il "sì" ed il "no";
- affinare un sistema di indicazione/puntamento;
- costruire, condividere ed aggiornare un vocabolario di immagini che permetta di comunicare su tutti i temi salienti (per i piccoli possono essere i cartoni animati, ma anche queste tabelle vanno aggiornate periodicamente seguendo le "mode" del momento);
- sviluppare un sistema multimodale su misura che magari metta insieme immagini e VOCA
- introdurre, sin da subito, l'utilizzo dei libri in simboli per sostenere la comunicazione in entrata. E' importante, inoltre, che tutto il testo sia tradotto in simboli.
E' utile ricordare che le immagini dovrebbero essere in bianco e nero in quanto il colore distrae molto.
Nessun commento:
Posta un commento