martedì 28 maggio 2013

LEGGERE E' (DA) GRANDE: Fiabe e sviluppo dell'intelligenza emotiva

Per parlare di fiabe e del loro utilizzo per sviluppare l'intelligenza emotiva è utile partire dal definire questo tipo di intelligenza contrapponendola alla più nota intelligenza cognitiva.

L'intelligenza cognitiva riguarda il capire la realtà, il conoscere gli avvenimenti ed il sapere come operare nel mondo. L'intelligenza emotiva, invece, concerne il conoscere le esperienze proprie ed altrui e comprendere queste esperienze. In quest'ottica l'esperienza si configura come un accadimento soggettivo diverso da persona a persona che si fonda su un'emozione.
Parlare di sviluppo dell'intelligenza emotiva significa sviluppare anche due concetti ad essa collegati: la funzione riflessiva (che Fonagy ha definito come la capacità di cogliere gli stati mentali propri ed altrui) e l'empatia, cioè la capacità di risuonare con le emozioni degli altri.


La soggettività inizia svilupparsi ad un'ora dalla nascita e si esprime attraverso l'imitazione. Questa primissima forma di imitazione è ancora più potente dei neuroni specchio perché in questo tipo di esperienza c'è una risposta motoria intenzionale.
A tre mesi nell'imitazione motoria e vocale vicendevole si possono inserire delle variazioni, mentre dai sei mesi all'intersoggettività primaria (rapporto 1:1) inizia a svilupparsi anche l'intersoggettività secondaria (due soggetti verso un'altro).
Il riconoscimento di sé come soggetto:
  • percepiente,
  • senziente,
  • desiderante,
  • efficace,
  • che vive nel tempo,
  • che ha una storia,
è essenziale per qualunque tipo di esperienza come quella di lettura ed alta voce.

Un'ulteriore passo verso la fruizione consapevole di storie è racconti è dato dal gioco, un accadimento nello stesso tempo reale (accade veramente) e finto ("facciamo finta di...") in cui si inserisce quello che Winnicott chiama "oggetto transizionale", cioè un qualcosa che sta "tra me ed il mondo".


Secondo Renata Gaddini se il bambino è lasciato libero di scegliere l'oggetto transizionale, sceglierà qualche cosa che gli ricordi la tessitura del vestito che la mamma indossava la prima volta che l'ha preso in braccio.

Il gioco permette lo sviluppo dell'immaginazione, una competenza il cui sviluppo deve avvenire prima della lettura delle storie.
In particolare l'immaginazione ha alcune proprietà e caratteristiche:
  • la fantasia avviene nella mente,
  • la fantasia amplia lo spazio mentale,
  • la fantasia incrementa l'imitazione complessa attraverso l'immedesimazione nei personaggi delle storie.

Quando ci troviamo a dover scegliere cosa raccontare o leggere è bene ricordare che i bambini sono attratti dalle esperienze più che dai fatti. Esperienze che possono essere vissute, nei racconti, senza sperimentarle sulla propria pelle e senza conseguenze. Si impara, quindi, da un'esperienza riflessa che offre un modo protetto ma vero di sperimentare quell'emozione.
Offrire molte esperienze e la lettura di queste è essenziale per non creare aree ceche del sé. Queste aree su formano quando il bambino vive le emozioni senza riconoscerle perché nessuno ha risuonato quando ha vissuto quella particolare emozione. Questo non significa che sia essenziale dare un nome alle emozioni ma che è molto importante entrare in empatia con il bambino perché è questa che aiuta i piccoli:
  • a riconoscere l'emozione,
  • a capire che l'emozione è superabile,
  • a sentirsi appartenente al genere umano.
Le fiabe classiche sono ottimi esempi di racconti ricchi di esperienze ed emozioni che presentano al bambino il meraviglioso: dalla vita devi aspettarti tante cose, tu non sai tutto ma puoi andare a conoscerlo. Questo è essenziale perché permette al bambino di capire che si può imparare.

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