La sindrome autistica è stata oggetto di discussione sin da quando fu descritta per la prima volta in letteratura. Sono passati più di cinquant'anni da quando lo psichiatra
Leo Kanner (1943) descrisse per la prima volta undici bambini che presentavano un insieme analogo di caratteristiche insolite.
Mentre all'inizio si pensò che l'autismo fosse causato da uno stile di accudimento distaccato e freddo da parte dei genitori, al giorno d'oggi i modelli di causalità biologica sono ampiamente accettati e c'è una crescente convinzione che le cause coinvolte siano molteplici. L'autismo, oggi, può essere descritto come un "conglomerato di sottosindromi" aventi in comune la sintomatologia derivante da problemi gravi nelle relazioni sociali e le relative disarmonie nello sviluppo.
Nella sua ricerca, inoltre, Kanner sottolineò come una possibile spiegazione di alcuni tratti peculiari dell'autismo possa essere rintracciata nel divario tra la capacità di pensiero riferito alle persone e la capacità di pensiero riferito alle cose.
Guardando ai test di intelligenza, Prior (1979) ha fornito una chiara definizione del profilo di abilità tipicamente associate alla sindrome autistica. I dati raccolti da Prior indicano buone abilità di memoria per quanto riguarda l'informazione sia visiva che uditiva e buone competenze in compiti che richiedono giudizio visivo-spaziale e riconoscimento di configurazioni.
I bambini autistici presentano, però, un'iperselettività dello stimolo associata a difficoltà nella generalizzazione delle abilità acquisite. L'iperselettività impedirebbe la capacità di generalizzazione che richiede di prestare attenzione a un ampio numero di eventi o fenomeni simultanei.
L'essere consapevole di questa caratteristica dei bambini autistici è molto utile soprattutto in campo didattico perché impone, quando si lavora con bambini affetti da sindrome autistica, di assicurarsi che essi rivolgano effettivamente l'attenzione verso ciò che noi crediamo o vogliamo che guardino.
Nel 1976 Hermelin ha ipotizzato che i bambini con autismo abbiano problemi con la codifica e la categorizzazione dell'informazione e che essi utilizzino un deposito di
memoria ecoica.
In un esperimento la Hermelin ha osservato che i bambini con autismo ricordavano le cifre lette secondo la loro collocazione spaziale e non rispetto all'ordite temporale in cui venivano presentate.
Nonostante queste evidenze empiriche rimane ancora da chiarire se le differenze nell'elaborazione siano all'origine del ritardo sociale e linguistico o se ne siano invece conseguenza. Firth (1989) interpreta la letteralità con cui gli individui con autismo elaborano le informazioni, come indice della scarsa capacità di cogliere coerenza centrale. Firth ipotizza che ciò rifletta anche una ridotta consapevolezza dei propri pensieri in relazione ai pensieri degli altri (
teoria della mente).
Liberamente tratto da: "Comunicazione e reciprocità sociale nell'autismo", a cura di K. A. Quill