giovedì 30 giugno 2011

Pyssla

Oggi, al centro estivo di Castelnuovo Calcea, abbiamo sperimentato le perline Pyssla distribuite da Ikea.


Queste perline coloratissime vengono solitamente scambiate per perline per "gioielli", in realtà sono la versione Ikea delle più famose "Hama Beads". Queste perline hanno la particolarità di fondersi a contatto con una fonte di calore come il ferro da stiro e permettono di creare tantissimi oggetti e animali usando la fantasia o i modelli tipo "Punto croce".
L'unica cosa da ricordarsi, se si ha intenzione di usare queste perline, è acquistare anche i supporti per creare i vostri "attacchi d'arte".


Sulla confezione non troverete le istruzioni per fondere le perline tra loro. Io vi riporto la modalità che ho usato io: dopo aver appoggiato alla prima faccia la "velina" contenuta nella confezione ho "stirato" le perline alla massima potenza del ferro per pochi secondi (le perline sembrano colorare la carta velina). Dopo aver aspettato qualche minuto ho ribaltato la creazione e ho stirato il secondo lato frapponendo sempre tra le perline e il ferro la carta (sull'altro lato ho lasciato la prima carta usata). Quando il tutto sarà ritornato ad una temperatura accettabile ho staccato delicatamente la carta e ho lasciato raffreddare all'aria.

giovedì 23 giugno 2011

Flexagono

Oggi vorrei proporvi un'attività che ho scovato qui.

I flexagoni sono delle figure piane di carta che apparentemente possiedono due facce e che invece opportunamente spostate mostrano altre facce nascoste.

Per realizzare un flexagono servono:
  • un foglio formato A4 ridotto ad un quadrato,
  • forbici,
  • colori.
Per le istruzioni vi rimando a questo video esaustivissimo:



Per chi invece vuole costruire un flexagono più complesso (esagonale) ecco un'altro video:


mercoledì 22 giugno 2011

Il cigno nero

Da oggi è in vendita il dvd del film campione d'incassi "Il cigno nero - Black Swan" che vede come protagonista Natalie Portman.
La pellicola, ambientata nel mondo del balletto classico, prende ispirazione dal famoso balletto "Il lago dei cigni" per costruire un thriller drammatico e psicologico.


In realtà il balletto del "Lago dei cigni", musicato da Cajkovskij, debbutò nel 1877 con la coreografia di Reisinger.
Sebbene esistano molte versioni di questo balletto, la maggior parte delle compagnie porta in scena l'allestimento di Petipa e Ivanov creato per il Balletto Imperiale russo nel 1895. In questa occasione la musica originale venne rivisitata da Riccardo Drigo, maesto di cappella dei Teatri Imperiali.
Il libretto, che si basa su un'antica fiaba tedesca, racconta la travagliata storia d'amore tra Siegfried e Odette, trasformata in cigno dal crudele mago Rothbart.



Una giornata di festa termina con una battuta di caccia quando Siegfried vede volare in cielo uno stormo di cigni.


Siegfried invita Odette al ballo di corte in cui sarà chiamato a scegliere la sua sposa ma, in questa occasione, si presenta invece Rothbart con la figlia Odile che ha assunto l'aspetto di Odette grazie ad un sortilegio del padre.


Diversi i finali che le varie compagnie propongono: dall'apoteosi dell'unione di Odette e Siegfired alla morte di uno dei due personaggi principali.

Da questo classico, oltre al "Cigno nero", sono stati tratti alcuni adattamenti.
Molto particolare è la rivisitazione del "Lago dei cigni" e della favola del "Brutto anatroccolo" da parte di due artisti giapponesi che hanno creato, nel 2002, un'anime dal titolo "Princess Tutu".


Per i più piccoli, invece, sono stati prodotti "L'incantesimo del lago" e, soprattutto per le bambine, "Barbie e il lago dei cigni".



Mentre il primo cartone animato si presenta la storia originale, anche se pesantemente rivisitata, il secondo parte da un espediente per raccontare la storia in forma di balletto. Interessante, in questo senso, è la collaborazione con il New York City Ballet e l'utilizzo delle musiche originali.


martedì 21 giugno 2011

Isolotto di Lobos

Mappa di Isola di Lobos

A poco meno di 15 minuti di navigazione da Fuerteventura, l'isolotto di Lobos offre al visitatore una bellezza praticamente intatta grazie al fatto che, fin dal 1968, l'unico abitante di Lobos è stato il guardiano del faro. Prima di questa data, verso la metà del XV secolo, gli abitanti di quest'isola erano ben diversi: una colonia di leoni marini la cui carne alimentò le truppe di Jean de Bethencourt. Ma questi simpatici animali scomparvero molti anni fa, sterminati dalla mano dell'uomo in alcuni casi e fuggendo da questo pericolo in altri.


L'isola dispone di sentieri ben segnalati che conducono a El Puertito (porto di pescatori) e alla spiaggia di La Caleta, famosa per le sue acque cristalline simili a quelle dei Caraibi. L'Oceano, qui, grazie ad un'insenatura naturale si infrange dolcemente sulla sabbia bianca.



Il porto turistico, che permette l'attracco di un'imbarcazione alla volta, si specchia su un tratto di Oceano ricco di pesci.

lunedì 20 giugno 2011

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte

Nel 2003, Mark Haddon ha pubblicato il suo lavoro più famoso: "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte".


Come si legge dalla quarta di copertina:

Questo è un giallo diverso da tutti gli altri. L'investigatore è Christopher Boone, ha quindici anni e soffre della sindrome di Asperger, una forma di autismo. Christopher ha un rapporto molto problematico con il mondo. Capisce tutto di matematica e pochissimo di esseri umani. Odia il giallo e il marrone, ama il rosso e detesta essere toccato. Non mangia se cibi diversi entrano in contatto l'uno con l'altro, si arrabbia se i mobili di casa vengono spostati, non riesce a interpretare l'espressione del viso degli altri, non sorride mai.
Christopher non è mai andato più in là del negozio dietro l'angolo, ma quando scopre il cadavere di Wellington, il cane della vicina trafitto da un forcone, capisce di trovarsi davanti a uno di quei misteri che il suo eroe, Sherlock Holmes, era così bravo a risolvere.
E inizia così un viaggio straordinario che gli cambierà la vita.

Questa è stata la mia lettura durante questa settimana di vacanze. In realtà in tre giorni scarsi ho "divorato" le 247 pagine del libro.

Ecco alcune citazioni che mi sono particolarmente piaciute sparse qua e la per le pagine...

"Quelli che vanno nella mia scuola sono stupidi. Solo che non mi è permesso dirlo, anche se è vero. Vogliono che dica che hanno delle difficoltà nell'apprendimento o hanno delle esigenze particolari. Il termine tecnico esatto è Gruppo H. Questa sì che è una cosa stupida, perché tutti hanno dei problemi nell'apprendimento, perché imparare a parlare Francese o capire il principio della Relatività è difficile, ed è altrettanto vero che ognuno ha delle esigenze particolari, come mio padre che deve portarsi dietro delle pillole di dolcificante da mettere dentro il caffè per non ingrassare [...]".

"I cani mi piacciono. Si sa sempre cosa passa nella testa di un cane. I sui stati d'animo sono quattro. Un cane può essere felice, triste, arrabbiato o concentrato".

"La matematica non è come la vita perché nella vita non esistono risposte chiare dirette".

Questo libro permette, ad un normale lettore, di vedere il mondo con un occhio diverso. L'occhio di un ragazzino affetto da un sindrome che compromette le interazioni sociali, stereotipizza gli schemi di comportamento e riduce gli interessi.

Questa sindrome sembra appartenere anche al protagonista di un recente (2008) best seller italiano: "La solitudine dei numeri primi".


Sul grande schermo questa malattia è stata mostrata in grandi successi come: "Rain men - L'uomo della pioggia" e "Codice Mercury".

venerdì 10 giugno 2011

Buone vacanze!



Venerdì del libro: letteratura della disabilità e della diversità

Oggi, per il "Venerdì del libro", vorrei proporre alcuni testi che entrano nel filone della letteratura della diversità e della disabilità. In particolare vorrei proporre testi appartenenti a due "sotto categorie": la letteratura carceraria e la letteratura della disabilità.
La letteratura carceraria si divide in:
  • trattati di criminalistica;
  • autori non criminali e carcerati che scrivono di criminalità;
  • testi scritti da detenuti.
Il testo di poesie che vorrei presentarvi rientra nell'ultimo sottogruppo ed è stato scritto da Alfredo Bonazzi, condannato all'ergastolo nel 1960 per l'uccisione di un tabaccaio a Milano.
"Ergastolo Azzurro", pubblicato nel 1971, è il secondo titolo dell'autore e contiene, tra le altre, questa poesia:

Manicomio giudiziario

(Imbrigliato - ricordi?
tremavi in piena estate
con brividi squillanti
ai polsi, alle caviglie,
negli orologi di canapa ruvida.
Ti erano compagni di quell'orgia
- ma tu dimenticali -
i giorni di buio e raccapriccio
e gli aciduli mattini
sulle labbra spaccate.
Su tutto: un sapore di fiale.)

Grida!
Grida adesso vittoria
se nel tuo giorno verticale
perfida viene ancora
(ma non può farti male, ora
l'ombra di sole
di quel tuo corpo in croce.

Per quanto riguarda la "letteratura della disabilità" vi propongo due testi scritti da due differenti punti di vista.


Questo romanzo, scritto da Giuseppe Pontiggia, pur non essendo autobiografico attinge da fatti personali dell'autore a cui vengono aggiunti episodi fantastici. L'immagine che viene data del figlio disabile è caleidoscopica, non pietistica.
Molto bella la frase da cui poi nasce il titolo del libro che viene fatta pronunciare da un medico:

"Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso difficile. La seconda dipende da voi."



Da questo libro è stato tratto anche un film del 2004 con Kim Rossi Stuart: "Le chiavi di casa".


"Sirena, mezzo pesante in movimento" di Barbara Garlaschelli, è un testo totalmente autobiografico dove l'autrice racconta, dal momento del suo tuffo mal riuscito in mare, tutto il suo calvario fatto di ospedali italiani e cliniche straniere. Un viaggio alla scoperta di un nuovo sé, limitato nell'uso delle gambe.
La narrazione, sostanzialmente cronologica, è tutta in prima persona con la sola incursione del diario del padre. Il ritmo, dapprima lento, tende a velocizzarsi al ritmo della guarigione lasciando spazio a momenti comici e romantici.

giovedì 9 giugno 2011

Doodle

Di tanto in tanto, in occasione di particolari ricorrenze, il logo di Google; famoso motore di ricerca; viene modificato. Questi loghi speciali vengono chiamati "doodle" (disegno, scarabocchio) e sono solitamente visibili per 24 ore.
Google ha raccolto alcune di queste immagini in questa pagina che raccoglie i doodle ritenuti più significativi dal 1998 ad oggi.

Giusto per avere qualche idea di cosa sia un Doodle vi posto alcuni esempi:

Doodle ispitato al famoso gioco per Pc "Tetris"

Doodle ispirato a Manzoni

Doodle per il Giro d'Italia 2009

Doodle ispirati ad Andersen





Doodle per gli 11 anni di Google

Con il passare degli anni, da "semplici" immagini modificate, i doodle sono diventate vere e proprie piccole applicazioni come quella di oggi che celebra il 96° anniversario della nascita di Les Paul, inventore della Gibson Les Paul (un modello di chitarra elettrica progettata nel 1952).
Passando il mouse sul doodle, che riproduce le corde di una chitarra, queste si colorano e producono un suono. E' così possibile "suonare" muovendo semplicemente il mouse.

Merce Cunningham

Merce Cunningham è stato il primo danzatore a lanciare la sua sfida alle convenzioni della generazione dei fondatori della "modern dance". Nel 1939, all'età di ventiquattro anni, fu invitato ad entrare nella compagnia di Martha Graham, dove rimase fino al 1945 circa, interpretando spesso ruoli di protagonista nei più importanti lavori della coreografa.


Merce Cunningham nella parte del Revivalista

Ma quando si staccò dal gruppo per formare una propria compagnia iniziò a condurre delle sperimentazioni sul movimento che dimostravano un'assoluta indipendenza d'impostazione nell'approccio alla danza rispetto alla Graham. A partire dagli anni Cinquanta, infatti, la sua tendenza appariva già decisamente in contrasto con i metodi di lavoro della sua insegnante; ciò che lo interessavano non erano il contenuto drammatico, la vicenda, la caratterizzazione dei personaggi, bensì semplicemente il movimento puro e le possibilità a esso inerenti.
Fondamentale è la sua collaborazione con il musicista John Cage, compositore di musica contemporanea con cui ha lavorato in coppia fin dall'inizio della sua carriera indipendente. Essi condividono l'idea che musica e danza siano due entità separate piuttosto che due elementi interdipendenti nella coreografia. Le loro rappresentazioni create in comune hanno sempre sconcertato un pubblico abituato a vedere nella danza un'interpretazione o una visualizzazione della musica o, viceversa, nella musica il supporto ritmico indispensabile per il movimento: in tutti i modi, quale che sia l'elemento predominante a seconda dei casi, si è sempre pensato che le due forme espressive siano inestricabilmente legate nella creazione di spettacoli di danza. Nei lavori comuni di Cunningham e Cage, invece, i due artisti, più che essere interdipendenti, tendono a completarsi reciprocamente, mantenendo l'autonomia compositiva.
La musica di John Cage può essere composta tramite complesse macchine elettroniche così come con l'uso dei più svariati rumori: l'acqua che gocciola sul metallo, il trillo di una sveglia, il suono di campanacci o addirittura l'effetto sonoro prodotto da Cage stesso che sorseggia acqua da una cannuccia stando di fronte a un altoparlante. Il musicista si affida esplicitamente al caso in quanto, come egli afferma, "qualsiasi cosa facciamo è musica".



Anche Merce Cunningham ama la causalità, il suo potere di creare situazioni che trascendono la volontà individuale dell'artista che compone. Tuttavia il suo amore per l'imprevedibile è stato spesso male interpretato: le coreografie di Cunningham sottendono una preparazione tecnica notevolissima e sequenze di movimenti strutturate in partenza. Una volta determinate le sequenze, pare che egli scelga casualmente, a seconda del momento, la loro successione effettiva; oppure, ancora, nel suo metodo di lavoro è compresa la casualità nel senso che egli crea composizioni le cui sequenze possono essere eseguite in una successione qualsiasi.
Questa volontà di affidarsi al caso rappresenta una sorta di appello all'inconscio, al di là di ogni condizionamento sociale e culturale. La mente dell'artista subisce sempre gli influssi esterni delle abitudini, e Cunningham vuole evitare questo pericolo tramite la non programmazione.
Nel 1964 Merce Cunningham fece un giro del mondo che cominciò in Europa e si concluse in India. Il suo approccio con l'Oriente fu fondamentale per la sua maturazione verso l'anti-individualismo estremo: ammiratore entusiasta della filosofia indiana nonché buddista dichiarato, ritrova nel mondo orientale la conferma spiritualistica del rifiuto di quel culto della personalità che caratterizza per molti versi l'impostazione culturale dell'uomo occidentale.



In "Varietions V" (1965) l'estro di Cunningham e dei suoi collaboratori produce il più complesso intreccio di elementi: qui la danza si sviluppa intorno a cinque poli elettromagnetici, e l'intera azione scenica viene messa in moto dai movimenti dei danzatori stessi. Quando essi entrano nel raggio d'azione delle cellule fotoelettriche vengono automaticamente prodotti suoni elettronici, mentre lo sfondo è animato dalla proiezione di film e diapositive.
Nelle danze di Cunningham gli elementi convivono, intrecciandosi nello spazio e nel tempo. Chi assiste a uno spettacolo del genere non si concentra su qualcosa di predeterminato da chi lo ha allestito, come accade di solito, ma ogni spettatore si trova a dover scegliere cosa guardare e sentire, poiché tutto ha la sua importanza, tutto può interessate. Cambia la prospettiva tradizionale, gli elementi vanno per conto loro: il risultato è di un'indeterminatezza sconcertante e affascinante al tempo stesso.
La natura dello spazio viene mutata radicalmente: esso non è più diviso e strutturato in partenza dal creatore della coreografia, ma costituisce veramente una materia che può essere affrontata da un'infinità di punti di vista. L'occhio è stimolato a errare sulla scena, senza essere attirato da un punto specifico favorito rispetto a tutti gli altri.
Per quanto riguarda lo stile di movimento, Cunningham fa uso a suo modo sia della tecnica del balletto che di quella moderna. Quello che lo interessa, infatti, non è la significatività del movimento, ciò che intimamente esso rappresenta, bensì la ricerca delle possibilità inerenti al movimento puro, inteso come entità autonoma, senza alcuna preoccupazione contenutistica.



La ricerca sperimentale sul movimento, che ancor oggi viene condotta attivamente nel "Cunningham Dance Studio", ricerca e sviluppa il gesto in tutte le sue possibili dimensioni d'esistenza, considerandone sempre la realtà autonoma. Il senso di questa ricerca non è la volontà di ottenere un risultato emotivo, drammatico, introspettivo: viceversa, si tende a una danza dinamica e imprevedibile, che trova da sé, nel suo stesso svolgimento, il proprio significato, e non in finalità interioristico-espressive: siamo all'estremo opposto rispetto a Martha Graham.
Proprio per questo Cunningham è stato accusato di eccessiva astrazione e di "disumanizzazione": i suoi critici sostengono infatti che, separando il gesto dalle motivazioni interiori, egli finisce per fare dell'"anti-danza". In realtà sarebbe molto più esatto parlare di "anti-danza moderna", visto che nel balletto classico la tecnica di preparazione fisica prescinde da qualsiasi esigenza contenutistica, e non per questo tale forma, che resta la più diffusa nel mondo occidentale, non viene considerata danza.



Da: "La danza moderna" di L. Bentivoglio, Longanesi & C. edizioni

mercoledì 8 giugno 2011

Castelnuovo Belbo: laboratori di educazione alla teatralità

Si sono concludi questa settimana i due "laboratori di educazione alla teatralità" nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria di Castelnuovo Belbo (AT).

I bambini della scuola dell'infanzia statale G. Botto hanno presentano davanti alle istituzioni e ai genitori presenti il loro "progetto creativo" sviluppato in collaborazione con l'insegnante di musica: "Il primo Festival della Canzone di San Castelnuovo".
Durante le ore di laboratorio teatrale, guidati dallo Gnomo Merlinus, abbiamo esplorato dapprima il nostro corpo, scoprendone tutte le sue parti e scoprendo anche i movimenti che possiamo o non possiamo fare. Siamo passati poi a "studiare" le andature, l'equilibrio statico e dinamico ed il respiro.


Con il gruppo dei più piccoli (3-4 anni) ci siamo soffermati sul potere evocativo della musica e abbiamo sperimentato il "gioco drammatico" viaggiando a bordo di un grosso tappeto fatto di fogli di giornale.


Con i bambini dell'ultimo anno abbiamo invece cercato di affinare i nostri sensi, sopratutto l'udito e il tatto, scoprendo che molto spesso li usiamo molto poco.

I bambini delle prime due classi della scuola primaria sono stati accompagnati in un percorso che si è snodato su diversi punti:
  • l'immagine di sé, dal ritratto al raccontarmi;
  • lo spazio che mi circonda, con elementi di lateralità e posizionamento spaziale;
  • la fiaba, con l'analisi di una fiaba classica (Il brutto anatroccolo) e la visione di un cartone animato a questa ispirata (Nome in codice: brutto anatroccolo);
  • la manipolazione dei materiali, con la costruzione di un pupazzo e la creazione di una piccola fiaba drammatizzata.

I ragazzini di III°, IV° e V°, dopo aver analizzato la struttura della fiaba, della poesia e della drammaturgia hanno realizzato con la cartapesta dei burattini che hanno animato per i bambini della scuola dell'infanzia durante un momento inserito nel "progetto continuità" attivato nella scuola.

Spanakopita

La "Spanakopita" è una torta salata di origine greca con ripieno di spinaci, feta e cipolle.
Io l'ho scoperta grazie a "Cotto e mangiato" e devo dire che è molto buona. Le quantità che ha dato Benedetta Parodi solitamente non le rispetto proprio alla lettera perché a casa mia le cipolle non sono particolarmente amate, ma per i più pignoli le quantità giuste sono:
  • 3 cipolle medie
  • olio
  • 1 kg di spinaci
  • 300/350 g di feta
  • 3 uova
  • sale
  • 2 rotoli di pasta sfoglia pronta
Il procedimento è molto semplice e spero di averlo riassunto abbastanza bene con delle foto.

Per prima cosa si versano gli spinaci in una pentola e li si fa appassire a fuoco basso e con il coperchio dopo aver versato un bicchiere d'acqua. In questo modo gli spinaci non perdono le loro proprietà nutritive e risultano belli pronti anche senza scolarli più di tanto.


Affettare finemente la cipolla con un coltello a cui avrete bagnato la lama, in modo da non far lacrimare gli occhi.


Stufare la cipolla in padella con poco olio a fuoco basso.


Mentre le verdure cuociono tagliare la feta a pezzettini sottili o a striscioline.


Stendere su una teglia la pasta sfoglia e bucherellarne il fondo. Io utilizzo come carta da forno quella che si trova nella confezione della sfoglia ma taglio le parti in eccesso che se no brucerebbero durante la cottura.


Se si necessita scolare gli spinaci e quindi aggiungere a questi la cipolla, la feta, le uova e sale a piacere ricordando che la feta è molto salata.


Versare il ripieno sulla sfoglia con un cucchiaio.


Sigillare la torta salata con l'altro rotolo di pasta sfoglia bloccandone i margini facendo aderire le due sfoglie perfettamente.


Cuocere in formo caldo a 180° per 30-40 minuti e, per evitare che sotto la torta resti bagnata, al termine della cottura spostare la Spanakopita sulla parte più bassa così che l'acqua e il liquido in eccesso si assorbano.

martedì 7 giugno 2011

Excelsior

Il 12 e il 13 giugno (con repliche anche il 23 e 24) andrà in scena all'Auditorium della Conciliazione di Roma il balletto classico di repertorio "Excelsior" con musica dal vivo eseguita dall'Orchestra Sinfonica di Roma.
Il balletto; inserito nel programma dei festeggiamenti dei 150 anni dell'Unità d'Italia; fu creato da Luigi Manzotti (1835-1905) su musiche di Romualdo Marenco.



La storia immaginata racconta l'amore-odio tra l'Oscurantismo, legato al passato e contrario a ogni progresso, e Luce, ricca di generosità e di speranze. La lotta fra questi due esseri (il primo immaginato come un uomo vestito di nero e la seconda come una bellissima e invincibile donna) scandirà tutta la vicenda fino all'apoteosi finale in cui il Bene trionfa sul Male.
Nonostante l'inconsueta trama, quest'opera, che Manzotti chiamò all'inizio "Ballo Granze", trovò subito una buona accoglienza anche in un tempio della danza come il Teatro alla Scala di Milano. Artefici del grande successo furono senza dubbio le ricche coreografie e la musica orecchiabile che portarono l'Excelsior ed ottenere un grandissimo successo sin dalla su prima rappresentazione, l'11 Febbraio del 1881. I trionfi su susseguirono fino al 1914 quando la guerra mostrò al mondo quanto ancora ci fosse da fare prima che l'utopia dell'Excelsior diventasse realtà.
Il balletto venne "riscoperto" nel 1967 durante il Maggio Musicale Fiorentino. Il grande successo gli fece ritrovare nuovamente i palcoscenici dei maggiori teatri del mondo.
Il balletto è diviso in due parsi al loro interno divise in scene:

Parte I
  • L'Oscurantismo
  • La luce
  • Il battello a vapore
  • Il ponte di Brooklyn, a New York
  • Il laboratorio di Alessandro Volta
  • L'elettricità e il telegrafo senza fili
Parte II
  • La luce, lo schiavo e l'Oscurantismo
  • La tempesta nel deserto
  • Il canale di Suez
  • Il traforo del Moncenisio
  • La Luce sconfigge l'Oscurantismo
  • L'apoteosi

Media education: la fotografia

Per "media", nel linguaggio comune, indichiamo mezzi come la fotografia, il cellulare, il computer, la radio,...
L'opinione pubblica vene il crearsi di due giudizi polarizzati sui "media":
  • i "media" come sogno, opportunità;
  • i "media" come pericolo.
La "media education" nasce circa vent'anni fa in Italia importando studi anglosassoni. Secondo questa concezione i media non sono solo strumenti ma anche ambienti (contesti, negoziazione di significati, ...).
La "media education" si è posta sin da subito il compito di formare spettatori consapevoli in diversi ambiti:
  • nei mezzi che compongono i media;
  • nei linguaggi;
  • nello sviluppo della capacità critica;
  • nel "leggere e scrivere i media".
In questo contesto la fotografia si presenta come uno strumento comune di cui sono sconosciuti i potenziali.


Come tutti i media, anche questo, crea nuove realtà che nascono dalla realtà vissuta che viene mediata da un mezzo tecnologico. Di fronte a questa nuova realtà ognuno è chiamato ad affrontarla criticamente.
La fotografia, infatti, nella post-produzione è in grado veicolare messaggio differenti effettuando, ad esempio, una semplice operazione di "taglio" come nell'immagine sottostante. Nella prima immagine, scattata durante l'Uragano Katrina è ben visibile la situazione della città di New Orleans; la seconda, invece, potrebbe essere stata scattata ovunque e potrebbe semplicemente rappresentare un militare che soccorre un'anziana donna.

Immagine tratta dal Corriere della Sera

Compito degli educatori è individuare il momento in cui un nuovo media entra nella vita dei bambini ed accompagnarli nella sua scoperta, non anticipando però i tempi di contatto.


Una fotografia, da una parte, seleziona una parte di mondo e dall'altra mette in evidenza alcuni particolari che normalmente non si noterebbero.
Nella fotografia è importante chiedere e chiedersi il "perché?" si è scelto di scattare una foto e il motivo che ha spinto il fotografo a scattare in un determinato modo.
Apporre un titolo ad una foto induce un'interpretazione in quanti si trovano a vederla.

lunedì 6 giugno 2011

Share a holiday idea

Quest'estate, per la precisione tra una settimana, andrò in vacanza a Fuerteventura.


Dopo Tenerife, Fuerteventura è per dimensioni la seconda isola dell'arcipelago delle Canarie, sebbene poi sia anche, e di gran lunga, la meno popolata.
Con soli 147 mm di media annuale, le precipitazioni si attestano su una soglia alquanto limitata, di poco superiore a quella della vicina isola di Lanzarote. Non a caso la popolazione di Fuerteventura continua a soprannominare la propria isola con la definizione, non così attraente, di isla parda (isola bruna).
Il capoluogo dell'isola è Puerto Rosario, dove si incontra soprattutto la gente del posto. Le vetrine dei negozi non espongono solo costumi da bagno, souvenir e articoli sportivi, ma anche oggetti di uso quotidiano. Inoltre, all'ora della siesta si chiude bottega cime nel resto della Spagna.
Il secondo pilastro dell'economia isolana è, dopo il turismo, l'allevamento di ovini.

Costa Calma, Fuerteventura

Il nostro villaggio è situato nella zona sud orientale dell'isola: Costa Calma.
Il nome "Costa Calma" è perfettamente azzeccato per questa località frequentata da turisti alla ricerca di tranquillità; e anche se tra appartamenti e bungalow l'urbanizzazione è densa, nell'enorme arenile c'è abbastanza spazio perché la gente non si accalchi.
La caratteristica del posto è il vento che al pomeriggio inizia a soffiare forte sull'istmo e l'attrazione principale è l'ampia e rigogliosa cintura di palme e casuarine, irrigate con acqua depurata, che dividono Costa Calma in due parti (una adiacente alla spiaggia e una oltre la strada provinciale).
Non esiste un centro storico vero e proprio, ma questa mancanza è supplita in qualche modo da centri commerciali costruiti nello stile della Plaza spagnole, con negozi, locali e ristoranti.


Nelle vicinanze, a nord dell'isola, si trova l'isolotto di Lobos, un'area protetta della dimensione di soli 6 km2. Con le sue dune, le saline e i minuscoli coni vulcanici, il paesaggio di Lobos è molto particolare e si caratterizza per il fatto di non consentire l'accesso alle automobili.
Le poche famiglie che fino al 1982 hanno abitato nell'unica località dell'isola, il piccolo insediamento di pescatori El Puertito, continua ancora oggi a utilizzare le loro abitazioni il fine settimana.
Il nome dell'isola sembra derivare dalla presenza di leoni marini che, in spagnolo, sono conosciuti con il nome di "lupi marini" (lobos significa lupo), oggi a rischio di estinzione.


Per chi cerca altre informazioni consiglio la guida "Fuerteventura" di Dumont Direct edizioni.



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Il "corpo" nella filosofia

La parola "corpo" appartiene al linguaggio umano sin dalla scuola dell'infanzia, quando viene insegnato per la prima volta lo schema corporeo, ma "corpo" è un concetto e, come tale, appartiene all'astratto.

Lo schema corporeo nei bambini

Se Platone è l'"inventore" del concetto di "corpo", allora nell'età Omerica l'esperienza umana era attraversata dalle passioni e il corpo, come lo intendiamo oggi, era assente.
Con Platone si ha un addomesticamento delle passioni Omeriche e la nascita del concetto di "organismo" (tutto psicologizzato) coordinato dall'anima.
L'anima, nell'età Omerica, era il soffio vitale che si manifestava nel momento della dipartita; mentre con Platone l'anima diventa ciò che organizza il corpo assegnando ad ogni organo la sua funzione.


Bruno, Spinoza, Goethe e Nietzsche propongono un modello alternativo e secondario che non si basa sull'idea organicistica e psicocentrica ma sulle forze istintuali. La particolarità di tutti questi autori è di proporre un modello non dualistico.


Prima di parlare di Spinoza è utile accennare ad un altro importante filosofo e matematico che la tradizione fa rientrare nel modello dualistico: Cartesio.


Cartesio, per tutta la vita, è stato tormentato da un problema: spiegare come l'anima agisca sul corpo e viceversa. Questo problema nasce da un presupposto: anima e corpo sono due sostanze di cui si è coscienti sin dalla nascita.
Il problema di Cartesio è stato quello di non riuscire a spiegare l'unità di anima e corpo e, per questo, è stato fatto rientrare nel modello dualistico.


Per Spinoza, invece, esiste una sola sostanza: la natura che coincide con Dio. Dio, quindi, continua a diventare nel continuo divenire della natura che è eterna ed infinita.
L'uomo è un modo, cioè una manifestazione d'essere di Dio che si esprime attraverso due degli infiniti attributi: la mente, che percepisce il pensiero, e il corpo, che percepisce l'estensione. L'uomo, quindi, è simultaneamente anima e corpo; una parte dell'infinita potenza di Dio.
Specifico dell'uomo è il "desiderio"; cioè in dinamismo essenziale; e due dinamismi: tristizia (transito da una posizione di condizione superiore ad una inferiore) e laetitia (transizione da una condizione inferiore ad una superiore).
L'uomo, in Spinoza, va considerata in una visione energetica: l'uomo è un campo interattivo di energia desideroso di espandersi. In questo modello il primato non è del "pensiero filosofico" ma dell'amore.


Tra il 1883 e il 1885 Nietzsche pubblicò "Così parlò Zarathustra" in cui sono presenti alcuni riferimenti importanti al "corpo".
Nel capitolo "Ai dispregiatori del corpo" vengono presentati quattro concetti:
  • il corpo, che viene presentato come la grande ragione (la razionalità è diffusa in organi e sensi);
  • dell'anima non si dice quasi nulla ed è quindi presumibile che la si consideri come il "soffio di vita";
  • lo spirito tende a coincidere con l'"io", con la "mente" e con la "coscienza" ed è lo strumento attraverso il quale il corpo si regola e comunica;
  • ragione.
Il corpo avrebbe un corredo fisiologico che dipende da tutte le esperienze della razza umana. Il corpo sarebbe quindi il risultato dell'azione civilizzatrice dell'uomo.
Riassumendo, i concetti fondamentale in Nietzsche sono:
  • corporeità come grande ragione;
  • la corporeità è artificiale e naturale in quanto la produzione dell'umano si ritrova nella produzione della tecnologia;
  • tutti gli esseri viventi sono centri di energia che, attraverso rapporti energetici, entrano in rapporto con altri centri energetici;
  • la "volontà di potenza" è il tentativo di vivere auto-espandendosi;
  • lo spirito è il frutto della risposta del corpo all'ambiente.

Parlando di questi concetti filosofici bisogna anche tener presente che il "passato" non è un piano unico. Ad esempio, partendo dagli autori di questo post, tra l'età Omerica e Platone è passato lo stesso tempo che tra Spinoza e noi: circa quattro secoli.

domenica 5 giugno 2011

Tales of Beatrix Potter

Per fortuna non sono mai andata a scuola,
mi avrebbe sottratto un po' di originalità.
(Beatrix Potter)


Dai libri della scrittrice inglese Beatrix Potter è stato tratto questo balletto portato in scena dal Royal Opera House.



In particolare i personaggi antropomorfi che vengono rappresentati sono: Mrs Tittlemouse e Johnny Townmouse, due sarti topini; Jemina anatra degli stagni; il porcellino Bland e la porcellina nera Pig Wig; Geremia, rana pescatore; Ludovico coniglio e Peter coniglio, lo scoiattolo Nutkin...
Ogni personaggio è inserito all'interno di un quadro in cui si racconta, usando il linguaggio della danza, la sua storia.



Frederick Ashton ha creato questo balletto nel 1971 per un film per bambini, mentre le musiche sono state arrangiate da John Lanchbery attingendo alcuni brani celebri dell'ottocento.
Ashton, attingendo ad una caratteristica tipica della Commedia dell'arte, assegna ad ogni personaggio dei passi che lo individuano e lo caratterizzano e rendono l'opera nel suo complesso molto ironica e divertente.





Per quanti volessero qualche altra informazione:
Tales of Beatrix Potter, presentazione dei quadri
Biografia di Beatrix Potter
Sito ufficiale del mondo di Beatrix Potter
Miss Potter, il film su Beatrix Potter

venerdì 3 giugno 2011

Venerdì del libro: Le streghe

Chi meglio di Roald Dahl avrebbe potuto scrivere un libro sulle streghe. Lui, nato nato del paese delle streghe, la Norvegia, non poteva inventarsi la solita favoletta...


Charlie, dopo la morte dei genitori, è costretto a tornare in Inghilterra dalla Norvegia insieme a sua nonna. Ed è proprio in Inghilterra che il bambino e la nonna vivranno una sorprendente avventura tra le mura di un albergo che ospita una strana convention dedicata a discutere dei maltrattamenti dei bambini.

Ecco l'incipit del libro:

"Nelle fiabe le streghe portano sempre ridicoli cappelli neri e neri mantelli, e volano a cavallo delle scope.

Ma questa non è una fiaba: è delle STREGHE VERE che parleremo.

Ci sono alcune cose importanti che dovete sapere, sul loro conto; perciò aprite bene le orecchie e cercate di non dimenticare quel che vi dirò.
Le vere streghe sembrano donne qualunque, vivono in case qualunque, indossano abiti qualunque e fanno mestieri qualunque."
Per questo è così difficile scoprirle.


In questo testo, per quando vorrebbero usarlo anche a scopi didattici o pedagogici, viene affrontato un grande tema molto attuale: "la realtà non è quello che sembra e le apparenze ingannano".
Questo libro, inoltre, può essere un buon rappresentante del genere horror per più giovani (dalla quinta elementare) in quanto presenta temi cari al genere come: il male, il lutto, la separazione e la paura; senza dimenticare temi forti come l'amore incondizionato che in questo testo si declina con l'amore della nonna per il suo nipotino.
Questo post partecipa ai "Venerdì del libro" di Homemademamma.

giovedì 2 giugno 2011

Il ratto di Proserpina

Nell'estate del 1621, Giovan Lorenzo, pittore e scultore come il padre, riceve una commessa dal Cardinale Scipione Borghese per un ciclo di opere a tema mitologico. Nel giro di un anno Giovan Lorenzo completa la prima scultura che rappresenta il "Ratto di Proserpina".
L'opera di Bernini, dopo essere passata da Villa Scipione arriva a Villa Ludovisi, casa del nipote dell'allora Papa: Gregorio XV, predecessore di Urbano VIII che farà di Giovan Lorenzo Bernini l'architetto della nuova Roma.

La scultura si basa sul mito greco che può essere rintracciato nelle "Metamorfosi" di Ovidio.
I due protagonisti mitologici sono: Plutone (Ade); dio della ricchezza e degli inferi; e Proserpina (Persefone).
Secondo la leggenda Plutone, fratello di Giove e Nettuno, avrebbe chiesto al fratello Giove in sposa una delle sue figlie avute da Demetra: Proserpina (Kore che in greco significa "la fanciulla" o "pupilla"). Giove concede a Plutone sua figlia che viene rapita e portata negli inferi.
Demetra, dopo aver cercato invano la figlia su tutta la Terra, decide di abbandonare la vita non facendo più germogliare la terra, riducendo i beni a disposizione dei sacrifici.
Dopo una serie di vicissitudini si arriva ad un accordo: Kore rimarrà per un certo periodo con la madre (primavera - estate) e il rimanente con il marito (autunno - inverno).


Il gruppo scultoreo realizzato da Bernini risulta finito da tutti i punti di vista, eccetto quello dall'alto, anche se nell'idea dello scultore l'opera andrebbe vista frontalmente.
Le due figure sembrano disegnare due semicerchi opposti che si respingono.


Visto dal lato sinistro si può notare come l'attimo colto è quello in cui Plutone alza Proserpina imprimendo con il piede sinistro molta forza verso il basso. Il braccio destro di Proserpina non rappresenta uno slancio verso l'alto ma una resistenza.

Per quest'opera Bernini utilizza, stranamente, circa 6 tonnellate di marmo di Carrara. La realizzazione del braccio, è stato calcolato, ha causato uno speco del 10% del blocco originario che ha costretto Bernini ad attaccare con il mastice i capelli. Per Gian Lorenzo l'essenziale era dare corpo al movimento antagonista, in contrapposizione alla statuarietà di Michelangelo.
Facendo questo Bernini esce dal canone moderno della scultura ideato nel '400 da Leon Battista Alberti che considerava la scultura come un "togliere il materiale in eccesso. Gian Lorenzo considera il marmo come un materiale molle e "aggiungibile" quasi fosse creta o cera.



Michelangelo liberava la figura, "l'idea", dalla materia; Bernini mette ed imita il materiale facendo compiere una metamorfosi alla materia. Questo concetto è facilmente intuibile osservando le due rappresentazioni che gli scultori hanno fatto del David:

David di Michelangelo

David del Bernini

Tornando al "Ratto di Proserpina" è interessante notare che "la pupilla è la sposa dell'invisibile": con il corpo di Kore entra nell'Ade il mondo erotico mentre sulla terra la vita si inaridisce. Su questo rapporto tra Thanatos ed Eros è tornato ad indagare, in epoca più moderna, anche Freud.