mercoledì 16 febbraio 2011

Rodin, il genio del non finito

A Legnano vent'anni di scultura dell'artista francese, con alcuni tra i più celebri dei suoi capolavori

[...] Nato nello stesso anno di Claude Monet, e nello stesso mese di novembre, Auguste Rodin (1840-1917), il più grande scultore dell'Ottocento, era destinato a raccogliere e trasmettere le eredità del passato agli artisti del futuro; rappresentò, come il pittore, una fine e un principio. [...] La sua vita è un convulso alternarsi di passioni e delusioni, amicizie e rotture clamorose, commissioni importanti e incomprensibili interruzioni, dove all'aspirazione a una modesta vita piccolo borghese si giustappongono episodi da principe, come quando Isadora Duncan danzò per lui nei boschi di Vèlizy.

La Porta dell'Inferno

[...] Rodin trasformò il non-finito, che per Michelangelo era stato una sofferenza quotidiana e la concreta impossibilità di raggiungere un ideale realmente compiuto, e lo tradusse in un vero stile, come se il ripensamento, il dubbio, l'aspirazione a dire l'indicibile potessero diventare un "modo" dell'arte: il centro fluido della Porta dell'inferno a tutto somiglia tranne al bronzo, e inquieta, promette, non riesce a far fermare lo sguardo. E ruota, sempre in movimento.

Il bacio

[...] Lo snodo centrale dell'opera di Rodin consiste nel rapporto tra il sentimento michelangiolesco e il reale legame con la scultura del genio rinascimentale. In apparenza tutto porta a Michelangelo: la forza, la forma, la proporzione, la misura. Ma dentro, all'interno della statua, l'opera è percorsa da un fiume sottile di lava incandescente che sembra raffreddarsi di colpo, indurirsi e darsi solo per quell'attimo.
[..] La mostra in corso a Legano è la più importante che sia mai stata dedicata a Rodin in Italia e permette di osservale l'evolversi del suo stile fin dalla giovinezza attraverso una serie di capolavori.

Auguste Rodin. Le origini del genio (1864-1884)

Da: Luoghi dell'infinito n° 148, Febbraio 2011 pagg 60-65

1 commento:

  1. Il "non finito" è la caratteristica del genio. Come il "non luogo", il "non nome", il "non tempo", ecc... L'astuto Ulisse crea un "non nome", Nessuno, per ingannare Polifemo, e un "non luogo", il cavallo di legno, per ingannare i troiani. Queste entità frutto di processi ricorsivi, giochi di specchi, sono state usate, anche da Gesù e Leonardo da Vinci. Michelangelo nella scultura, la sua arte preferita è ancora insuperato. Michelangelo uso "giochi di specchi" anche negli affreschi della Cappella Sistina, e per rimandi tra Volta e Giudizio. Cfr. Ebook (amazon) di Ravecca Massimo: Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo. Grazie.

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