venerdì 30 marzo 2012

Venerdì del libro: Il mago dei numeri

Oggi, per il Venerdì del libro di Homemademamma, vi propongo un libro per bambini/ragazzi che non amano molto la matematica.


Il libro racconta le "notti" di Roberto, un bambino che odia la matematica. Una notte in sogno gli compare un esserino rosso, il "mago della matematica" che ogni notte lo accompagnerà a scoprire i misteri di questa materia, tra boschi di 1 giganti, un campo di patate, ...


I contenuti affrontati sono molto vari e vanno dall'origine dei numeri, alle operazioni fondamentali per arrivare alla geometria solida, solo per citare qualche argomento.
La lettura, quindi, può essere proposta come affiancamento agli argomenti trattati a scuola, come spunto per introdurre un nuovo argomento o come semplice ripasso. Ricordo che alle superiori, per il debito in chimica, la mia Professoressa dava da leggere "Alice nel paese dei quanti", un libro che prima o poi vi presenterò.

Castelnuovo Belbo: ottavo incontro

Oggi appuntamento straordinario a Castelnuovo Belbo.

Lunedì avevamo iniziato a parlare della "rabbia", un sentimento che ci fa "diventare tutti rossi", un po' come dei mostriciattoli. Oggi, quindi, abbiamo abbiamo costruito la "casetta dei nostri mostri della rabbia".

Per prima cosa abbiamo scelto il colore della rabbia tra le tempere in possesso della scuola. La scelta dei bambini è andata a finire sul rosso.
Con la tempera rossa abbiamo quindi colorato una scatola di cartone.


Ho poi chiesto ad ogni bambino di disegnare e colorare il suo mostriciattolo personale. I bambini sono stati liberi di scegliere colore, forma e ogni cosa potesse centrare con il proprio "mostro della rabbia".


Ogni bambino ha poi preso le forbici e tagliato il mostro. I mostri verranno poi attaccati sulla scatola durante il prossimo incontro, quando la scatola sarà asciutta.


La funzione della scatola sarà quella di rappresentare un luogo in cui "depositare" la propria rabbia. La casetta, infatti, conterrà i disegni o le rappresentazioni di rabbia dei bambini, un sentimento che difficilmente riescono ad elaborare e superare.

mercoledì 28 marzo 2012

Ancora spinaci: polpette

L'altra ricetta che vi propongo è un attimo più lunga da realizzare, ma molto buona.

Occorrente (per 250g di spinaci):
  • spinaci
  • 100g di ricotta
  • un tuorlo d'uovo
  • grana grattugiato
  • sale e pepe
  • burro

Per prima cosa pulire, lavare e lessare gli spinaci.
In una terrina ammorbidire la ricotta lavorandola con un cucchiaio di legno.


Aggiungere alla ricotta gli spinaci continuando a mescolare. Salare e pepare a piacere.


Aggiungere al composto il grana (la ricetta direbbe un cucchiaio, ma io ho abbondato un po' di più) e il rosso d'uovo avendo cura di lavorare il composto fino a quando gli ingredienti non siano ben amalgamati.


Formare delle piccole polpettine con un cucchiaino e passarle nella farina.


In una pentola portare ad ebollizione dell'acqua. Quando avrà preso bollore abbassare al minimo il fuoco.
Immergere le polpettine e, una volta venute a galla, cuocerle per circa 3-4 minuti.
Una volta scolate con l'aiuto di una schiumarola adagiarle della carta assorbente.


Far fondere il burro in un padellino.
Servire le polpette ben calde cosparse dal burro fuso.

Spinaci alla Romana

Oggi vi propongo una ricetta, trovata su un vecchio libro di mia mamma, per cucinare in modo un po' particolare gli spinaci.

Occorrente:
  • spinaci
  • burro o margarina
  • pinoli
  • uvetta passa
  • sale e pepe

Per prima cosa pulire e lavare gli spinaci e farli bollire in poca acqua.
Far sciogliere in una padella il burro a fuoco basso.


Aggiungere gli spinaci, precedentemente scolati e strizzati, e farli appassire.


Tritare grossolanamente un cucchiaio di pinoli ed aggiungerli agli spinaci.


Dopo aver fatto rinvenire l'uvetta in acqua tiepida tritarla grossolanamente e aggiungerla in padella.


Far saltare il tutto per qualche minuto in padella a fiamma vivace facendo evaporare l'acqua in eccesso uscita dagli spinaci.

martedì 27 marzo 2012

Attività all'aria aperta: Lagoni di Mercurago

Oggi, sfruttando la giornata di sole quasi estivo, sono andata a camminare ai Lagoni di Mercurago, un parco naturale istituito nel 1980 a ridosso del Lago Maggiore..
Diversi sono gli accessi al parco, ma io ho scelto quello di Dormelletto vicino alla sede degli Alpini.
Dopo un piccolo tratto in salita si arriva al primo bivio dove, a destra e a sinistra, si iniziano ad intravvedere i primi prati-pascoli di Villa Tesio. Dopo una breve discesa di arriva al "Lagone", lo specchio d'acqua con caratteristiche più giovani dal punto di vista evolutivo.


Di fronte al lago si trova un bel prato dove prendere il sole o rilassarsi.
Continuando sul sentiero alla sinistra della discesa si continuano a costeggiare gli steccati di Villa Tesio, allevamento fondato alla fine dell'800 da Federico Tesio e sua moglie Lydia.
Oggi la razza "Dormello-Olgiata", che rese famoso questo allevamento, è stata sostituita da cavalli da corsa di sangue inglese della razza "Nord-Ovest".
I prati-pascoli dove si possono ammirare questi purosangue sono delimitati da steccati in legno e siepi di ligustro e biancospino.


L'esistenza di questo tipo di allevamento causa una "selezione naturale" sia sulle piante sia sugli insetti che; con il taglio per il foraggio e la brucatura; si trovano esposti ai predatori e privati delle risorse alimentari.


I cavalli che si possono ammirare; che hanno un massimo di 18 mesi; sono molto socievoli, curiosi e si lasciano accarezzare senza problemi.


Cercando si può notare anche un'insolito equino: una zebra che da alcuni anni convive con i cavalli inglesi.


Per chi volesse provare questa passeggiata vi segnalo che diversi sono gli itinerari che si snodano nel parco, tutti ben segnalati e percorribili a piedi o in bici (anche se ai ciclisti consiglio l'accesso di Mercurago).

Anche se l'ente parco è stato sciolto con l'avvento del 2012 vi segnalo il vecchio sito internet in cui si possono reperire molte informazioni per farsi un'idea della zona e dei percorsi possibili.

lunedì 26 marzo 2012

Castelnuovo Belbo: settimo incontro

Oggi abbiamo lavorato per l'ultima volta, almeno per ora, sulla gioia e, come sempre, mi sono fatta aiutare da suggestioni musicali.
Il "tema musicale" è stato l'"Inno alla gioia di Beethoven. Dopo aver usato per qualche settimana musiche africane i bambini si sono subito accorti che qualche cosa era cambiato ma hanno accettato la "sfida" di ascoltare musica classica oggi.

Con il gruppo dei piccoli e dei mezzani abbiamo continuato a lavorare sul controllo corporeo, sull'attenzione e sui movimenti a terra. In particolare vorrei segnalarvi una piccola attività di attenzione e controllo corporeo che ho proposto oggi: dopo aver fatto togliere a tutti i bambini le scarpe ne ho fatto un "minestrone" (le ho radunate e mischiate). Ai bambini era chiesto di muoversi quando vi era la musica e, allo stop, cercare nel mucchio le proprie scarpe fino a quando la musica non fosse ripresa. I bambini dovevano prestare attenzione all'impulso sonoro, riconoscere le proprie scarpe e riuscire ad interagire con gli altri bambini che stavano cercando di svolgere lo stesso compito.

Con il gruppo dei grandi abbiamo disegnato, dentro un grande cuore le cose che "ci rendono felici". Abbiamo lavorato sul movimento espressivo e alla fine ho introdotto il nuovo sentimento che ci accompagnerà per un paio di settimane: la rabbia.
Dopo aver mostrato le faccine ed aver chiesto quale fosse quella arrabbiata abbiamo provato a riflettere sulle cose che ci fanno arrabbiare e su cosa fa arrabbiare gli altri, ad esempio mamma e papà.

Un momento che non manca mai nei miei laboratori è quello del "recupero grafico".


A seconda dell'attività e dell'età dei partecipanti chiedo ai bambini di disegnare cosa hanno fatto, cosa gli è piaciuto, ... dell'attività appena svolta.
Di norma chiedo a loro di scrivere il proprio nome (qui le insegnanti lo hanno insegnato praticamente a tutti) e poi, insieme, ad uno ad uno chiedo ai bambini di spiegarmi cosa hanno disegnato e perché (annoto tutto sul disegno). Questo momento è molto gratificante perché, per qualche minuto, mi concedo in esclusiva a loro e presto attenzione al loro lavoro.
Questa attività, inoltre, permette sia ai bambini di rielaborare quanto vissuto e dall'altro sia a me di avere traccia del percorso che stiamo facendo insieme.

venerdì 23 marzo 2012

Via Crucis con meditazioni musicali

Questo pomeriggio, grazie alla segnalazione di una mia vicina di casa, ho partecipato ad una Via Crucis molto particolare svolta presso la Chiesa del Sacro Cuore dei Padri Gesuiti all'Aloisianum di Gallarate.

Come riporta il consegnato ingresso quello che si andato a svolgere stata una "meditazione musicale commenta delle stazioni della Via Crucis".

Gli animatori liturgici; che cambiano ogni venerdì; oggi sono stati:
  • Giona Saporiti (flauto)
  • Luisella Bossi (clavicembalo)
  • Coro Anemos diretto da Paolo Castagnone
  • Giacomo Macchi (organo)
Vi propongo ora la scaletta delle riflessioni musicali che hanno accompagnato ogni stazione della Via Crucis. Questa modalità non ha dato vita né ad un concerto né ad una rappresentazione teatrale: parole e musica sono state abbinate per favorire la meditazione personale.
  1. Gesù nell'orto degli ulivi (Marco 14, 32-36)



  2. Gesù, tradito da Giuda, è arrestato (Marco 14, 45-46)



  3. Gesù è condannato dal Sinedrio (Marco 14,55. 60-64)



  4. Gesù è rinnegato da Pietro (Marco 14, 66-72)



  5. Gesù è giudicato da Pilato (Marco 15, 14-15)



  6. Gesù è flagellato e coronato di spine (Marco 15, 17-19)



  7. Gesù è caricato della croce (Marco 15, 20)


    Prima parte

  8. Gesù è aiutato dal Cireneo a portare la croce (Marco 15, 21)


    Seconda parte

  9. Gesù incontra le donne di Gerusalemme (Luca 23, 27-28)



  10. Gesù è crocifisso (Marco 15, 24)



  11. Gesù promette il suo regno al buon ladrone (Luca 23, 39-43)


    Prime due strofe

  12. Gesù in croce, la madre e il discepolo (Giovanni 19, 26-27)


    Terza strofa e Amen

  13. Gesù muore sulla croce (Marco 15, 33-39)



  14. Gesù è deposto nel sepolcro (Marco 15, 40-46)



  15. Conclusione


Venerdì del libro: Beatrix Potter

Oggi, più che di un libro in particolare, vorrei parlarvi di una scrittrice inglese per il Venerdì del Libro di Homemademamma. La scrittrice in questione, di cui ho già parlato qui, è Beatrix Potter, scrittrice ed illustratrice nata nel 1866.


I personaggi creati dalla matita di questa giovane; destinata dalla famiglia ad occuparsi delle faccende domestiche; sono ispirati ai piccoli animali che Beatrix porta a casa o che osserva durante le sue vacanze in Scozia.

Peter Rabbit

La sua prima pubblicazione, "The tale of Peter Rabbit", faticò a trovare un editore ma, una volta trovato il libro e i successivi ottennero moltissimo successo.

Miss Moppet

In tutto Beatrix Potter scrisse 23 libri, pubblicati originariamente in piccolo formato.

In commercio vi sono ora moltissimi testi che ripropongono in diversi formati ed in diverse lingue i racconti di Beatrix Potter. Addirittura, per l'uscita del DVD Miss Potter, è stato pubblicato "Il mondo di Beatrix Potter" che veniva venduto insieme al film.

giovedì 22 marzo 2012

Giornata mondiale dell'acqua

La giornata mondiale dell'acqua è una ricorrenza istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite e prevista all'interno delle direttive dell'agenda 21, risultato della Conferenza di Rio.
Quest'anno il tema della giornata è: "Acqua e sicurezza alimentare" un tema che porta a riflettere sugli sprechi e sulle future necessità: al centro l'acqua potabile (risorsa preclusa all'11% della popolazione mondiale).

Ma cosa possiamo fare noi per aiutare l'ambiente?
Qualche suggerimento ci viene dal Barilla Center for Food & Nutrituon che ha ideato una doppia "piramide" che propone un modello per il benessere della persona e per la salvaguardia dell'ambiente.


La piramide ambientale nasce studiando e misurando l’impatto sull’ambiente dei cibi presenti nella piramide alimentare, e disponendoli lungo un piramide capovolta, in cui gli alimenti posizionati più in basso (al vertice del triangolo) hanno il minore impatto ambientale. Accostando le due piramidi si ottiene così la “Doppia Piramide” Alimentare-Ambientale, dove si nota intuitivamente che gli alimenti per i quali è consigliato un consumo maggiore, generalmente sono anche quelli che determinano gli impatti ambientali minori. Viceversa, gli alimenti per i quali viene raccomandato un consumo ridotto sono anche quelli che hanno maggior impatto sull'ambiente (tratto dal sito di Barilla).

Si stima che il consumo d'acqua giornaliero per alimentarsi varia da circa 1.500-2.600 litri nel caso di una dieta vegetariana a circa 4.000-5.000 litri per una ricca di carne.

Un'altro accorgimento che possiamo attuare è quello di consumare "acqua a km 0" vale a dire: - - l'acqua del rubinetto depurata,
- l'acqua delle fonti,
- l'acqua distribuita dati distributori automatici,
- acqua in bottiglia proveniente da fonti le più possibili vicine al punto in cui viene consumata.
Per chi volesse farsi un'idea dell'acqua che esce dai rubinetti di casa Federutility ha messo on line tutti i parametri qualitativi e delle caratteristiche dell'acqua divisi per regione.

mercoledì 21 marzo 2012

Benvenuta Primavera

L'Oca Caterina, amica di Giulio Coniglio


Anche se i calcoli dicono che la Primavera sia iniziata ieri, per i calendari ufficiali comincia proprio oggi sotto un bel sole caldo (qui ci sono 14°C).

Per salutare la nuova stagione ecco una poesia di Gianni Rodari tratta da "Prime fiabe e filastrocche" ed intitolata "Filastrocca marzolina":

Filastrocca di primavera,
come tarda a venire la sera.

L'hanno vista ferma in un prato
dove il verde è rispuntato,
un profumo di viole in fiore
l'ha trattenuta un paio d'ore,
ha perso tempo lungo la via
presso un cespuglio di gaggia,
due bimbi con un tamburo di latta
hanno incantato la sera distratta.

Adesso è tardi, lo so bene:
ma però la sera non viene


E qualche bel quadro, perché questa stagione con i suoi colori ha ispirato moltissimi artisti.

Primavera di Botticelli

Primavera di Monet

Primavera di Marino di Fazio

Primavera di Fiume Salvatore (scultura in bronzo)

Per presentare la venuta della Primavera e dell'Estate ai bambini in modo diverso propongo di usare i miti greci ed in particolare il "Mito di Persefone" che vi riporto qui sotto.

Demetra, la dea del grano , protettrice dei raccolti, viveva in Sicilia, insieme alla bellissima figlia Persefone. In quei luoghi la fanciulla viveva serena: correva nei verdi campi, amava tuffarsi in mare e raccogliere i fiori per farne belle ghirlande.

Un brutto giorno però un dio si innamorò di Persefone. Non era un dio come gli altri : era Ade, il dio del regno dei morti. Ade era un giovane tenebroso e, per la sua bruttezza, nessuna donna ,né ninfa né dea lo aveva mai voluto in sposo.

Ade non faceva altro che pensare alla sorridente fanciulla e così, dopo aver preso il suo cocchio trainato da quattro cavalli neri, emerse dagli Inferi e , senza curarsi dello spavento e delle grida di Persefone, la rapì per condurla con sé. Persefone, addolorata per aver lasciato la Terra e la madre, decise di non toccare più cibo.

La madre Demetra per giorni e giorni si mise disperatamente sulle tracce della figlia che sembrava sparita nel nulla, fino a quando Elio, il dio del Sole, che vede tutto, decise di dirle la verità : “ Tua figlia è divenuta la sposa di un dio importante, il suo regno è immenso, tutti temono e rispettano Ade …non devi disperarti per lei!”.

Ma Demetra non riusciva ad accettare il fatto di non potere rivedere più la figlia e, soprattutto, di saperla in un luogo tanto triste, sempre avvolto dalle tenebre.

Il suo dolore le fece dimenticare i suoi doveri di dea, anzi la sua rabbia provocò siccità, pestilenze, distrusse i raccolti …in breve tempo la Terra non sembrava più la stessa : era diventata una distesa arida e inospitale.

Zeus, il padre degli dei, pensò che fosse necessario mettere fine ad un tale disastro e andò a parlare con Ade. Gli accordi furono questi : se Persefone (fino a quel momento) aveva mangiato qualcosa nel Regno dei morti non sarebbe più potuta tornare sulla Terra , se invece non aveva toccato cibo sarebbe stata riconsegnata alla madre.

La madre accettò il patto e si recò all’ingresso dell’Oltretomba, dove Ade e Persefone l’aspettavano.

Appena la vide Demetra abbracciò la figlia e le chiese se aveva mangiato qualcosa. Persefone, mentendo, disse di non aver toccato cibo, ma uno dei giardinieri di Ade gli si avvicinò dicendo:

“ La tua sposa sta mentendo: io stesso l’ho vista mangiare alcuni chicchi di una melagrana”. La fanciulla, in lacrime, ammise di averne mangiati quattro o forse sette chicchi, attratta dal bellissimo colore del frutto.

Zeus prese una decisione , accettata alla fine sia da Demetra che da Ade: Persefone avrebbe vissuto con il marito per alcuni mesi dell’anno nell’Oltretomba, durante gli altri mesi avrebbe soggiornato con la madre sulla Terra!

Proprio per questo, secondo i Greci, esistono la bella stagione e quella cattiva :

in Primavera e in Estate Demetra riempie di doni gli uomini perché è felice di trascorrere il suo tempo con l’amata figlia…in Autunno e in Inverno, invece, Demetra è triste perché Persefone deve tornare da Ade, come stabilito da Zeus, e le sue lacrime e i suoi sospiri invadono la terra, portando vento e gelo.

martedì 20 marzo 2012

Castelnuovo Belbo: sesto incontro

Ieri, durante l'appuntamento settimanale nella Scuola dell'Infanzia G. Botto, abbiamo sperimentato uno dei modi per manifestare la gioia: la danza.
Molti sono i modi e gli stili di ballo, ma quelli che abbiamo sperimentato noi sono stati soprattutto i balli di gruppo e il movimento creativo.

Con il gruppo dei grandi siamo partiti da un giochino per il controllo motorio: il classico gioco delle statue in cui i bambini devono continuare a muoversi fino a quanto non viene stoppata la musica. In quel momento devono trasformarsi in statue fino a quando non viene riattivata la musica.
Dopo questo primo momento, abbiamo provato a ballare alcuni classici dei balli di gruppo: "Gioca jouer" e "Ciapa la galeina" e abbiamo visto come in questi casi si debbano seguire dei passi prestabiliti. Dopo questa prima esperienza abbiamo provato a muoverci liberamente sulla musica; prima da sdraiati, poi seduti e quindi in piedi; cercando di esplorare tutti i movimenti vicini e a comando imitando il compagno indicato.

Con il gruppo dei mezzani e dei piccoli siamo partiti subito dal movimento libero concentrandoci soprattutto sui movimenti a terra ed in particolare sui rotolamenti.


L'attività con questo gruppo si è conclusa con un piccolo momento di rilassamento sui tappetoni.

venerdì 16 marzo 2012

Venerdì del libro: Marcovaldo ovvero le stagioni in città

Oggi, per il "Venerdì del libro" di homemademamma, vi presento un classicissimo: "Marcovaldo ovvero le stagioni in città" di Italo Calvino.


Nell'arco di venti novelle, in cui il ciclo delle stagioni si ripeti cinque volte, il manovale Marcovaldo si ostina a cercare un po' di Natura in città.
La città in cui il protagonista si muove non è precisata ma potrebbe benissimo essere Milano o forse Torino, dove Calvino ha vissuto. La città è quindi una città qualunque come Marcovaldo è un uomo normale che lavora in una tipica anche dei nostri giorni, la Sbav.
Tutte le avventure create da Calvino mostrano come la società delle città moderne possa arrivare ad influenzare le persone ed il loro rapporto con la Natura.


Ad illustrare un'edizione di Marcovaldo, quella del 1963, fu un grandissimo illustratore e scrittore per ragazzi: Sergio Tofano, celebre autore legato per molti anni al "Corriere dei piccoli" per cui creò il personaggio del Signor Bonaventura.

Per chi avesse voglia di leggere un dei piccoli racconti che compongono questo testo eccovi un assaggio a cui si riferisce la seconda immagine del post:
Funghi in città

II vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s’accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d’altre terre.
Un giorno, sulla striscia d’aiola d’un corso cittadino, capitò chissà donde una ventata di spore, e ci germinarono dei funghi. Nessuno se ne accorse tranne il manovale Marcovaldo che proprio lì prendeva ogni mattina il tram.

Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l’attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto. Invece, una foglia che ingiallisse su un ramo, una piuma che si impigliasse ad una tegola, non gli sfuggivano mai: non c’era tafano sul dorso d’un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola, buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che Marcovaldo non notasse, e non facesse oggetto di ragionamento, scoprendo i mutamenti della stagione, i desideri del suo animo, e le miserie della sua esistenza.

Così un mattino, aspettando il tram che lo portava alla ditta Sbav dov’era uomo di fatica, notò qualcosa d’insolito presso la fermata, nella striscia di terra sterile e incrostata che segue l’alberatura del viale: in certi punti, al ceppo degli alberi, sembrava si gonfiassero bernoccoli che qua e là s’aprivano e lasciavano affiorare tondeggianti corpi sotterranei.
Si chinò a legarsi le scarpe e guardò meglio: erano funghi, veri funghi, che stavano spuntando proprio nel cuore della città! A Marcovaldo parve che il mondo grigio e misero che lo circondava diventasse tutt’a un tratto generoso di ricchezze nascoste, e che dalla vita ci si potesse ancora aspettare qualcosa, oltre la paga oraria del salario contrattuale, la contingenza, gli assegni familiari e il caropane.
Al lavoro fu distratto più del solito; pensava che mentre lui era lì a scaricare pacchi e casse, nel buio della terra i funghi silenziosi, lenti, conosciuti solo da lui, maturavano la polpa porosa, assimilavano succhi sotterranei, rompevano la crosta delle zolle. « Basterebbe una notte di pioggia, - si disse, - e già sarebbero da cogliere». E non vedeva l’ora di mettere a parte della scoperta sua moglie e i sei figlioli.
- Ecco quel che vi dico! - annunciò durante il magro desinare. - Entro la settimana mangeremo funghi! Una bella frittura! V’assicuro! - E ai bambini più piccoli, che non sapevano cosa i funghi fossero, spiegò con trasporto la bellezza delle loro molte specie, la delicatezza del loro sapore, e come si doveva cucinarli; e trascinò così nella discussione anche sua moglie Domitilla, che s’era mostrata fino a quel momento piuttosto incredula e distratta.
- E dove sono questi funghi? - domandarono i bambini. - Dicci dove crescono! -
A quella domanda l’entusiasmo di Marcovaldo fu frenato da un ragionamento sospettoso: “Ecco che io gli spiego il posto, loro vanno a cercarli con una delle solite bande di monelli, si sparge la voce nel quartiere, e i funghi finiscono nelle casseruole altrui!” Così, quella scoperta che subito gli aveva riempito il cuore d’amore universale, ora gli metteva la smania del pos­sesso, lo circondava di timore geloso e diffidente.
- Il posto dei funghi lo so io e io solo, - disse ai figli, - e guai a voi se vi lasciate sfuggire una parola.
Il mattino dopo, Marcovaldo, avvicinandosi alla fermata del tram, era pieno d’apprensione. Si chinò sull’aiola e con sollievo vide i funghi un po’ cresciuti ma non molto, ancora nascosti quasi del tutto dalla terra.
Era così chinato, quando s’accorse d’aver qualcuno alle spalle. S’alzò di scatto e cercò di darsi un’aria indifferente. C’era uno spazzino che lo stava guardando, appoggiato alla sua scopa.

Questo spazzino, nella cui giurisdizione si trovavano i funghi, era un giovane occhialuto e spilungone. Si chiamava Amadigi, e a Marcovaldo era antipatico da tempo, forse per via di quegli occhiali che scrutavano l’asfalto delle strade in cerca di ogni traccia naturale da cancellare a colpi di scopa.
Era sabato; e Marcovaldo passò la mezza giornata libera girando con aria distratta nei pressi dell’aiolà, tenendo d’occhio di lontano lo spazzino e i funghi, e facendo il conto di quanto tempo ci voleva a farli crescere.
La notte piovve: come i contadini dopo mesi di siccità si svegliano e balzano di gioia al rumore delle prime gocce, così Marcovaldo, unico in tutta la città, si levò a sedere nel letto, chiamò i familiari. “È la pioggia, è la pioggia”, e respirò l’odore di polvere bagnata e muffa fresca che veniva di fuori.
All’alba - era domenica -, coi bambini, con un cesto preso in prestito, corse subito all’aiolà. I funghi c’erano, ritti sui loro gambi, coi cappucci alti sulla terra ancora zuppa d’acqua. - Evviva! - e si buttarono a raccoglierli.
- Babbo! guarda quel signore lì quanti ne ha presi! - disse Michelino, e il padre alzando il capo vide, in piedi accanto a loro, Amadigi anche lui con un cesto pieno di funghi sotto il braccio.
- Ah, li raccogliete anche voi? - fece lo spazzino. - Allora sono buoni da mangiare? Io ne ho presi un po’ ma non sapevo se fidarmi… Più in là nel corso ce n’è nati di più grossi ancora… Bene, adesso che lo so, avverto i miei parenti che sono là a discutere se conviene raccoglierli o lasciarli… - e s’allontanò di gran passo.

Marcovaldo restò senza parola: funghi ancora più grossi, di cui lui non s’era accorto, un raccolto mai sperato, che gli veniva portato via così, di sotto il naso. Restò un momento quasi impietrito dall’ira, daila rabbia, poi - come talora avviene - il tracollo di quelie passioni individuali si trasformò in uno slancio generoso. A quell’ora, molta gente stava aspettando il tram, con l’ombrello appeso al braccio, perché il tempo restava umido e incerto. - Ehi, voialtri! Volete farvi un fritto di funghi questa sera? - gridò Marcovaldo alla gente assiepata alla fermata. - Sono cresciuti i funghi qui nel corso! Venite con me! Ce n’è per tutti! - e si mise alle calcagna di Amadigi, seguito da un codazzo di persone.
Trovarono ancora funghi per tutti e, in mancanza di cesti, li misero negli ombrelli aperti. Qualcuno disse: - Sarebbe bello fare un pranzo tutti insieme! - Invece ognuno prese i suoi funghi e andò a casa propria.
Ma si rividero presto, anzi la stessa sera, nella medesima corsia dell’ospedale, dopo la lavatura gastrica che li aveva tutti salvati dall’avvelenamento: non grave, perché la quantità di funghi mangiati da ciascuno era assai poca.
Marcovaldo e Amadigi avevano i letti vicini e si guardavano in cagnesco.

giovedì 15 marzo 2012

Attività all'aria aperta: Canale Villoresi e Diga di Panperduto


Nella seconda metà del XIX secolo furono discussi diversi progetti per irrigare le terre a Nord di Milano utilizzando le risorse idriche dei laghi prealpini. Trai i progetti sviluppati prevalse alla fine quello degli ingegneri Villoresi e Meraviglia.
Il decreto di concessione per i "Canali dell'Alta Lombardia" fu emanato nel 1868 e prevedeva due canali irrigui ma anche navigabili dal Lago Maggiore e dal Lago di Lugano sino a Parabiago e poi da qui fino a Cassano d'Adda.
La realizzazione fu finanziata ricorrendo a fondi privati ma il progetto Villoresi incontrò l'ostilità di alcuni proprietari terrieri. Di fronte alle incognite dei lavori Meraviglia, cognato di Villoresi, rinunciò alla grande opera ingegneristica ed idrica. Alla fine però il progetto perseguito da Villoresi fu eseguito, ma solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1879.
Gli eredi di Villoresi cedettero la concessione alla "Società Italiana per le Condotte d'Acqua" il cui scopo era quello di fornire acqua per usi civili, agricoli ed industriali.
Tale società iniziò subito i lavori e le dighe di Panperduto, a Somma Lombardo, furono inaugurate il 28 Aprile 1884.
Il nome "Panperduto" ("fatiche al vento") risale al 1150 quando si tentò per la prima volta di collegare il Lago Maggiore a Milano, impresa che si rivelò vana per la complessità dell'opera in relazione alle conoscenze dell'epoca.


La passeggiata che parte da Somma Lombardo (sulla strada che congiunge Somma Lombardo a Varallo Pombia all'altezza del Circolo Canottieri) e si snoda per poco più di 2 km è totalmente asfaltata e percorribile solo a piedi o in bicicletta lungo un tratto quasi totalmente pianeggiante.


Lungo le sponde dei canali, riserva di pesca, si possono ammirare bellissimi esemplari di anatidi e cigni che solcano nella tranquillità del paesaggio i lunghi canali.

Il percorso (sentiero E1) consente di arrivare sino a Milano dopo un percorso di poco più di 69 km tutti su pista ciclo-pedonale con attraversamenti di strade aperte al traffico.


Il percorso continua qui.

martedì 13 marzo 2012

Attività all'aria aperta: Tredicino di Arona

Oggi, ad Arona, si festeggia il Tredicino e i Santi Fedele e Carpoforo.
Nell'antichità la festività si basava sull'esposizione al pubblico culto delle spoglie dei Santi e man mano si è arricchita di manifestazioni popolari come l'esposizione di lenzuola ricamate ai balconi. Con il passare del tempo il significato religioso è andato affievolendosi a favore del lato più "pagano" che viene rappresentato proprio dal Tredicino, termine con il quale si indicano le giostre e le bancarelle che riempiono il Piazzale Aldo Moro di Arona per alcune settimane.


Il Tredicino è anche un'occasione per passeggiare lungo le vie pedonali di Arona che offrono bellissimi scorci paesaggistici (soprattutto sulla Rocca di Angera) e incontri con gli animali che abitano il lago, come i cigni che sono molto socievoli (ricordo che è fatto divieto di lanciare cibo ai cigni e agli anatidi).


I baracconi resteranno ad Arona fino al 18 Marzo e speciali buoni sconto possono essere scaricati e stampati qui.

lunedì 12 marzo 2012

Castelnuovo Belbo: quinto incontro

Oggi, a causa di alcuni lavori nel salone che solitamente usiamo per il laboratorio, siamo rimasti in aula ma questo non ci ha scoraggiati.

Dopo aver esplorate per qualche settimana la paura oggi abbiamo iniziato a parlare della felicità.
Dopo aver fatto riconoscere ai bambini la faccina della gioia abbiamo parlato un po' di cosa caratterizzava la faccina: un sorriso smagliante e gli occhi ben aperti e rivolti verso l'alto sono le due cose che tutti i bambini hanno individuato.


A questo punto abbiamo colorato una scheda in cui compariva una faccia sorridente in cui ai bambini veniva chiesto di disegnare i capelli e colorarli del loro colore e di fare lo stesso con gli occhi. Questo ci ha dato il pretesto per nominare le parti del viso, comprese quelle un po' sconosciute (ma che erano disegnate) come le ciglia e le sopracciglia.

Quando finalmente il salone si è liberato abbiamo usato l'ultima mezz'oretta per lavorare sull'equilibrio (semplici percorsi) e sul movimento creativo usando musiche africane.

Attività all'aria aperta: Carvè veg

In mole parti del Piemonte si festeggia, quando è già iniziata la Quaresima, il "Carvè veg" (carnevale vecchio).
Per questa occasione, quest'anno, abbiamo organizzato il gioco delle pentolacce.

Occorrente:
  • sacchetti del pane;
  • coriandoli, stelle filanti e/o farina;
  • spago sottile;
  • sorpresine (noi abbiamo utilizzato caramelle e dolcetti);
  • corda;
  • bastoni.
La realizzazione è molto semplice e veloce: si riempie ogni sacchetto con delle sorpresine e con coriandoli, stelle filanti e farina. Dopo aver chiuso il sacchetto con lo spago (lasciando del filo in eccesso) lo si lega alla corda posizionata ad un'altezza proporzionale ai partecipanti.


Noi abbiamo bendato i bambini più grandi (scuola primaria) e lasciato ad occhi liberi i più piccoli.
Scopo del gioco è quello di rompere i sacchetti usando un bastone e raccogliere il più velocemente possibile i premi, prima che gli altri li raggiungano.

I sacchetti del pane sono abbastanza robusti quindi, se si vuole che il gioco duri molto li si può usare così come sono, in caso contrario si possono praticare sul fondo e sui lati dei piccoli tagli con una forbice o con un taglierino.

venerdì 9 marzo 2012

Venerdì del libro: Il libro di Giuditta

Ieri, giornata delle donne, ho partecipato ad un incontro "femminile" nella mia parrocchia dove il Parroco (don Stefano) ha presentato il "Libro di Giuditta", un testo riconosciuto dalla tradizione cristiana ma non in quella ebraica.
La figura di Giuditta (che significa "ebrea" ed è il femminile di Giuda) completa le altre figure femminili presenti nell'Antico Testamento: Rut (esemplificazione della vita comune), Ester (cortigiana), ...

Giuditta e Oloferne, Caravaggio (1599)

Il libro è composto di 16 capitoli; storicamente non attendibili e totalmente inventati; in cui viene raccontata la storia dell'ebraica Giuditta che, grazie all'inganno, è riuscita a sconfiggere Oloferne, generale assiro agli ordini di Nabucodonosor.
Il libro è chiaramente frutto della fantasia dell'autore in quanto Gerusalemme viene presentata come una città circondata da alture a cui si accederebbe solamente tramite una gola in cui sorgerebbe la città di Betulia in cui sarebbe abitata Giuditta. Anche Nabucodonosor viene citato come "simbolo" del nemico e nella sua persona impersona il nemico babilonese (suo reale popolo) e quello assiro (a cui viene attribuito come sovrano nel Libro di Giuditta).
Il testo deve quindi essere letto ed interpretato nel suo significato simbolico.

In questo racconto la protagonista è una giovane donna, molto avvenente, ricca, vedova ma su cui non pende l'ombra del pettegolezzo data la sua rettitudine.
Questa giovane rimane fedele a Dio anche quando tutta Gerusalemme si considera ormai spacciata di fronte alle truppe assire che la circondano. Giuditta prega il Signore di trovare la forza di sconfiggere gli invasori e così sarà: dopo una notte di festa Giuditta decapita Oloferne rendendo le truppe prive di una guida e facili prede del piccolo esercito ebreo.

Tintoretto

La morale del racconto, creato ad oc, è quella di confidare nel Signore anche nelle situazioni che appaiono disperate e senza uscita: gli Ebrei avevano deciso di arrendersi dopo un digiuno di cinque giorni ma la tenacia di una donna li ha salvati dall'ennesimo tentativo di invasione.

Il racconto termina con la donazione, da parte di Giuditta, di tutti i tesori assiri al tempio di Gerusalemme.


Con questo post partecipo al "Venerdì del libro" di homemamdemamma.com

mercoledì 7 marzo 2012

Auguri Alessandro

Uno dei grandi testi che viene proposto nelle scuole superiori è sicuramente "I promessi sposi".

Manzoni in un dipinto di F. Hayez (1841)

Per festeggiare il 227° anniversario della nascita di Alessandro Manzoni vi propongo una bellissima parodia degli Oblivion che hanno compresso l'opera in soli 10 minuti.



Un'idea questa molto divertente che potrebbe essere proposta anche per altri grandi classici che a volte non risultano poi così piacevoli per gli alunni.

In rete si trovano molte risorse per presentare i "Promessi Sposi" anche ai lettori più piccoli:
- Promessi Sposi letti da Ginzo Robiginz


lunedì 5 marzo 2012

Castelnuovo Belbo: quarto incontro

Oggi, per l'ultima volta almeno per ora, ci siamo occupati della paura con i bambini "grandi".
Dopo un po' di attivazione motoria, abbiamo ripreso a parlare delle loro paure e di come è possibile superarle. Praticamente tutti hanno identificato nei genitori e nella casa il posto dove le paure scompaiono.
Per "fissare su carta" il lavoro fatto fino ad ora sulla paura ho proposto hai bambini di disegnare tutte le loro paure su un foglio. Ho notato che molti bambini; oltre a temere mostri, insetti e streghe; temono in distacco da un oggetto o dall'animale di casa. Ho avuto così disegni di streghe che rubano bambole, dinosauri che mangiano cavie peruviane ecc ecc...



Con i bambini più piccoli, invece, ho proposto delle attività motorie per saggiare le loro competenze soprattutto sull'equilibrio. Dopo dei momenti di sperimentazione, in piedi e a carponi, su blocchetti psicomotori e grossi cuscini, abbiamo lavorato sull'espressione corporea.
Usando musiche africane ho proposto ai bambini di esplorare i movimenti del loro corpo (in piedi e seduti) ballando a piacere seguendo la musica. Abbiamo ballato da soli, a coppie, in gruppo ed in cerchio.