lunedì 22 aprile 2013

Post scuola: primavera

Filastrocca di primavera
più lungo è il giorno,
più dolce la sera.
Domani forse tra l'erbetta
spunterà la prima violetta-
O prima viola fresca e nuova
beato il primo che ti trova,
il tuo profumo gli dirà,
la primavera è giunta, è qua.
Gli altri signori non lo sanno
e ancora in inverno si crederanno:
magari persone di riguardo,
ma il loro calendario va in ritardo.

(Gianni Rodari)


La primavera è arrivata anche da noi al post scuola. Diverse sono le attività che abbiamo fatto sfruttando anche le belle giornate di sole.

Per prima cosa abbiamo creato dei bellissimi striscioni da appendere alle finestre: ogni bambino ha scelto il proprio disegno e l'ha colorato con la tecnica e con i colori che preferiva. Dopo aver tagliato le "bandierine" le abbiamo rinforzate con la carta colorata e le abbiamo attaccate ad una fettuccina rossa.





Come "lavoretto" primaverile abbiamo creato dei bellissimi fiori sorridenti che celano una sorpresina: la foto del bambino che l'ha creato dietro la faccina sorridente disegnata al posto dei pistilli.


Abbiamo usato tecniche molto diverse per creare i fiori: con le tempere abbiamo colorato lo stelo e le foglie sperimentando la stesura uniforme del colore, il puntinato ed il rigato.
Per la corolla, invece, abbiamo usato i pastelli a cera e per i pistilli ho lasciato tutti i bambini liberi di scegliere la tecnica preferita.



Nella nostra auletta del doposcuola sono arrivati anche dei nuovi giochi che i bambini si sono conquistati con una piccola caccia al tesoro primaverile: ricerca di oggetti con i colori primaverili; piccoli indovinelli; ricerca di pigne, fiori, trifogli e sassolini e la ricostruzione di due puzzle differenti, uno più semplice per i piccoli ed uno più complicato per i grandi.
Il premio è stato una sorta di "pesca alle barchette" che avevo trovato io all'interno di un Uovo di Pasqua Kinder. Un gioco molto carino, che i bambini hanno molto apprezzato soprattutto perché è necessaria una piccola quantità d'acqua per far galleggiare le barchette.

Adotta un melo

Nonostante il brutto tempo il week-end appena trascorso l'abbiamo passato tra i bellissimi meli della Val di Non, una delle principali valli del Trentino, partecipando ad un'iniziativa proposta dal consorzio Melinda.


Noi abbiamo scelto di soggiornare a Romeno nell'Agritur Maso san Bartolomeo che nella sua storia è stato prima un insediamento romano, poi sede di "Gastaldia" dei Principi Vescovi di Trento ed infine ospizio per i viandanti.

Noi abbiamo scelto, vista anche la pioggia, di dedicare questa nostra visita in valle a scoprire i monumenti e le collezioni provinciali grazie anche al convenientissimo biglietto: 12,00 per visitare tutti i castelli.


Il primo castello che abbiamo visitato è stato Castel Thun: una splendida dimora decorata e completamente arredata di origine medievale.
Il parcheggio è posizionato a circa 250 m al di sotto del castello a cui si giunge percorrendo un sentiero per il bosco che ospita, tra gli altri, dei picchi.
Il castello, costituito da torri, mura, bastioni e fossato, deve il suo aspetto attuale alle modifiche attuate durante il Cinquecento ed il Seicento dalla famiglia Thun di cui si conserva traccia anche all'interno in cui sono visibili gli arredi originali.

La nostra seconda tappa ci ha portati verso il sud del Trentino, a Stenico dove sorge l'omonimo castello.


Il castello di Stenico è un affascinante maniero che attualmente ospita parte della collezione del castello del Buonconsiglio. In particolare qui sono ospitati pezzi che testimoniano l'ingegno dell'uomo: lavorazione del ferro, del legno, tessitura e stampa dei tessuti, costruzione di stufe, ...
Purtroppo l'interno e stato molto rovinato da interventi successivi che l'hanno portato anche ad essere destinato agli uffici della Procura e poi come sede dei Carabinieri.

La nostra ultima tappa della giornata è stato il centro di Trento ed il castello del Buonconsiglio.


Questo complesso monumentale è stato edificato sopra un rilievo roccioso originariamente sede di un castrum romano ed ha ospitato dal XIII al XVIII secolo i Principi Vescovi di Trento.
Castelvecchio è il nucleo più antico del castello, il Magno Palazzo è l'ampliamento cinquecentesco voluto dal principe vescovo Bernardo da Cles, alla fine del Seicento risale la barocca Giunta Albertiana. All'estremità meridionale del castello si trova la Torre Aquila, che conserva al suo interno il Ciclo dei Mesi visitabile con audioguida pagando una piccola maggiorazione di 1 euro.


Il Ciclo dei Mesi venne commissionato dal principe vescovo Liechtenstein e successivamente modificato da Bernardo da Cles.
Lo stile degli 11 mesi, "Marzo" è stato distrutto in un incendio, è quello del gotico internazionale molto popolare all'epoca in cui i signori mostravano il mondo ideale in cui pensavano di vivere.
Gli affreschi non utilizzano la prospettiva ma la gerarchia: indipendentemente dalla posizione in cui si trovino i nobili sono le figure più grandi, i contadini sono più piccoli ma ugualmente ben dipinti, mentre gli animali e gli elementi della flora sono i più piccoli. Lo studio della pittura ha poi evidenziato l'utilizzo di alcune tecniche particolari come dei timbri per realizzare i fiori nel mese di Maggio.


Un'altra curiosità riguarda il mese di Gennaio: di fronte al castello di Stenico per la prima volta vengono ritratti dei nobili intenti a giocare a palle di neve. E' questa la prima volta che la neve viene dipinta in Europa.


Le diverse sale del castello ospitano le collezioni provinciali d'arte suddivise in diverse sezioni: archeologia, arte antica, arte medievale, arte moderna ed arte contemporanea.

Domenica, invece, abbiamo adottato il nostro melo tra quelli dell'Agritour.


Il nostro melo si chiama "Emilio" e torneremo a trovarlo in autunno, durante la raccolta delle mele quando anche noi proveremo a raccoglierle, come fanno gli agricoltori del consorzio Melinda, a mano e senza staccare il picciolo.

venerdì 19 aprile 2013

Venerdì del libro: A caccia dell'orso

Oggi, per il venerdì del libro di Homemademamma, vorrei proporvi un classico della letteratura per l'infanzia da poco riedito in italiano.


Questo è un libro in rima nel quale le illustrazioni e l'onomatopea contribuiscono a ricreare suoni e rumori naturali che stimolano nei piccoli lettori grande coinvolgimento e un po' di paura che aiuta a mantenere alta l'attenzione e la voglia di sapere come andrà a finire.


giovedì 18 aprile 2013

Post scuola: bamboline di carta

Con le bambine del post scuola abbiamo creato delle bamboline di carta con tanto di vestitini e casetta porta bamboline ed armadio.

Per questo piccolo progettino sono necessari pochissimi materiali di facile reperibilità:

  • delle cartellette di carta
  • fogli bianchi
  • carta colorata
  • matite colorate e pennarelli
La cartelletta racchiuderà tutto quello che andremo a costruire. Sulla copertina abbiamo disegnato la "casa della bambola".



Dietro la copertina abbiamo incollato la nostra bambolina creata personalizzando la sagoma di un omino.


Ogni bambina ha poi disegnato dei vestiti per la propria bambolina partendo dal creare dei cartamodelli che sono stati poi "copiati" su della carta colorata. Un cartamodello può essere poi condiviso con le altre bambine o usato per creare lo stesso capo più volte magari in diverse fantasia, proprio come succede nella realtà


Per conservare i vestitini abbiamo creato un armadio dove i vestiti possono essere riposti grazie a dello scotch di carta applicato sul retro che consente "l'attacca e stacca".

domenica 14 aprile 2013

LEGGERE E' (DA) GRANDE: Bella becca

Ieri ho partecipato ad un'altro appuntamento organizzato dalla Biblioteca Astense nell'ambito di "Nati per leggere" in cui Susanna Del Carlo presentava il suo nuovo libro frutto di anni di ricerca sul campo.


In ambito Statunitense la lettura ad alta voce è stata osservata con un occhio particolare all'emergent literacy, termine difficilmente traducibile in italiano se non con alfabetizzazione, intesa non come letto-scrittura ma come input cognitivi che favoriscono la costruzione di schemi mentali.
In particolare la lettura ad alta voce stimola alcune abilità:
  • il vocabolario ed il linguaggio decontestualizzato;
  • le convenzioni della stampa;
  • la conoscenza delle lettere;
  • la consapevolezza linguistica;
  • la corrispondenza fonema - grafema;
  • l'emergent reading (il "fare finta di" leggere);
  • l'emergent writing (il "fare finta di" scrivere).
Guardando ai lettori si possono evidenziare diversi stili di lettura che sono molto influenzati dall'ambito: quello famigliare o quello scolastico.
Lo stile dialogico è tipico della lettura ad alta voce in famiglia. Le caratteristiche di questo stile sono:
  • un'interazione costante che può riguardare discorsi immediati, cioè centrati su quello che si sta vedendo o leggendo; o discorsi non immediati, vale a dire con riferimenti al vissuto;
  • la rilettura;
  • un focus sulla comprensione del testo che può essere di livello basso (domande sul cosa sono le cose) o di livello alto (cioè domande che stimolano il "perchè" o le previsioni).
La lettura a scuola, invece, risente molto delle variabili di contesto che influenzano l'evento-lettura come ad esempio la dimensione del gruppo, l'età mista dei bambini, gli stili di lettura degli insegnanti, ...
In particolare gli stili di lettura possono essere classificati in tre gruppi:
  1. stile analitico, caratterizzato da domande aperte;
  2. stile didattico, caratterizzato da domande chiuse che stimolano il completamento o la ripetizione del testo;
  3. stile narrativo, cioè lo stile che prevede tre fasi: prima del leggere una piccola introduzione, poi la lettura senza possibilità di interruzioni ed infine, dopo la lettura, domande per la comprensione e ricostruzione della storia.
La ricerca ha evidenziato delle buone pratiche che dovrebbero essere usate a scuola:
  • ascolto delle risposte dei bambini;
  • proporre domande aperte;
  • prevedere un'introduzione alla storia;
  • proporre attività di riepilogo;
  • proporre attività sul vocabolario.
Parlando di lettura ad alta voce è utile analizzare anche i libri. In particolare i libri per bambini da 0 a 6 anni possono essere classificati in base alle seguenti caratteristiche:
  • forma
  • genere
    • narrativo
    • descrittivo o information storybook

  • strutturali
    • narrative forti
    • narrative deboli
    • testi "scriptici"
  • linguistiche
    • molto prevedibili
    • prevedibili
    • non prevedibili
Le caratteristiche del libro possono influenzare lo stile di lettura:
  • testo descrittivo
    • interazione
    • livello alto di comprensione
    • partecipazione dei bambini
  • narrativa con linguaggio prevedibile
    • sono possibili semplici previsioni
    • è favorita la lettura corale
    • alto coinvolgimento
  • narrativa forte
    • sono possibili molte connessioni alle esperienze del vissuto
    • sono favorite le analisi degli stati emotivi dei personaggi
    • livello alto di comprensione
  • narrativa debole
    • gli interventi sono focalizzati sulle immagini
    • sono favoriti i dialoghi sulle esperienze personali
In quest'analisi sono stati volutamente tralasciati i testi di poesie a filastrocche perché questi libri sono molto utili dal punto di vista linguistico, ma non c'è stimolo all'interazione che è essenziale per lo sviluppo dell'emergent literacy.

sabato 13 aprile 2013

Seminario: fiabe in LIS

Oggi ho partecipato ad un Seminario speciale sulle fiabe raccontate in Lingua Italiana dei Segni (LIS) organizzato dalla sezione astigiana dell'ENS di cui avevo già parlato qui.

Da quando delle persone si sono incontrate ed hanno fatto gruppo si è iniziato a raccontare. Inizialmente si raccontavano saperi pratici e solo successivamente si è passati a racconti fantastici. Le narrazioni fino alla messa su carta venivano tramandate oralmente, con la possibilità di innesti di nuovi temi. La fiaba europea, ad esempio, porta al suo interno commistioni dovute ad invasioni e scambi commerciali, mentre la fiaba africana è più pura nelle sue forme originali.


In Europa, nel XVII secolo, nasce la moda del magico che porterà i fratelli Grimm a pubblicare "Fiabe per l'infanzia e per il focolare". Nel 1928 Prop porta in stampa "Morfologia della fiaba", mentre nel 1956 Italo Calvino da alle stampe "Fiabe italiane".

La fiaba ha rischiato di scomparire durante la migrazione dalle campagne alla città nell'epoca dell'industrializzazione. Verso la metà dell'800 alcuni studiosi iniziarono a raccogliere fiabe creando le prime raccolte.

Un tempo le fiabe erano destinate ad un pubblico adulto, solo nel XIX secolo dei pedagogisti piegarono le fiabe ad un uso didattico e pedagogico per trasmettere regole e norme sociali.
Proporre una fiaba ha significato in tutte le epoche passare un messaggio: nel Medioevo, ad esempio, il predicatore raccontava per evangelizzare mentre oggi la mamma racconta fiabe per far addormentare. Oggi, soprattutto, le fiabe possono aiutare i bambini a superare i problemi che incontrano nella quotidianità.

La fiaba, qualunque sia l'ambito in cui viene impiegata, svolge molteplici funzioni:
  • funzione organizzatrice, cioè permette di costruire un mondo coerente diverso dall'ascoltatore;
  • funzione riparatrice; cioè permette un confronto tra i conflitti e le angosce dell'ascoltatore e quelle dei protagonisti;
  • contenente.
Un laboratorio della fiaba potrebbe prevedere tre momenti:
  1. la narrazione, a cui si fa precedere e seguire un momento rituale;
  2. la rappresentazione in uno spazio pre allestito in cui ogni bambino è messo nelle condizioni di "giocare" un personaggio;
  3. il disegno della fiaba.
Scegliere la fiaba giusta è essenziale in ambito laboratoriale e, sopratutto con i bambini piccoli, è opportuno scegliere fiabe tradizionali e già note. Un esempio di fiabe utilizzabili sono: "Cappuccetto rosso", "I tre porcellini" (anche nelle versioni più complesse) e "Il lupo e i sette capretti".


Entrando più nel discorso del segnare possono essere proposti laboratori solo per bambini sordi o per gruppi misti. In questi laboratori, più che puntare sulle differenze può essere utile lavorare sull'autonomia e sulle capacità dei singoli bambini.

Infine, la fiaba può essere un utile strumento didattico per la crescita intellettiva. In questo ambito risulta spesso più utile utilizzare favole invece che fiabe.
Le favole:
  • sviluppano l'aspetto linguistico;
  • stimolano la discussione e la ricerca;
  • permettono una riflessione sulla sintassi e sulla struttura del racconto (ambiente, personaggi, problema, soluzione e morale);
  • al termine della narrazione sono possibili domande più o meno esplicite oltre a domande personali.
Per maggiori informazioni sulle fiabe in LIS vi consiglio di dare un occhio a questo sito.

domenica 7 aprile 2013

Un pomeriggio al Castello di Masino

Per passare un pomeriggio primaverile diverso dal solito ecco dirigerci, io e "la mia metà", alla volta di Caravino, comune torinese, famoso per il suo castello gestito e ristrutturato dal FAI.


Il Castello di Masino fu la residenza principale dei conti Valperga che parteciparono attraverso i secoli alla vita politica di molte corti europee, ma soprattutto di quella sabauda come consiglieri ed alti funzionari dei duchi Ludovico di Savoia ed Emanuele Filiberto e di alcuni regnanti come Vittorio Amedeo II e Vittorio Amedeo III.
Alla morte della marchesa Vittoria Leumann, nel 1987, il Castello, dichiarato nel 1988 di alto interesse storico artistico dal Ministero per i Beni Culturali, venne acquistato dal FAI.


Il Castello è circondato da un lussureggiante e gigantesco parco in stile inglese risalente al 1800 che termina con un bellissimo labirinto di siepi appena oltre l'ingresso del Castello.



Nel Castello soggiornò Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, reggente di casa Savoia, ospite molto assidua del conte Carlo Francesco I di Masino che per lei costruì un appartamento attorno al 1670.



La parte più "moderna" del Castello venne rinnovata attorno al 1780 per opera di due importantissimi esponenti della casata dei Valperga: Carlo Francesco II di Masino, viceré di Sardegna, e l'abate Tommaso Valperga di Caluso, poeta e matematico nonché esponente dell'illuminismo italiano.
Sono opera di questo restauro la grande Galleria dei Poeti, la sala dei Gobelins e la grande sala da ballo realizzata all'interno del torrione circolare.







La visita al Castello, che dura un'oretta, viene effettuata con delle audio-guide totalmente automatiche in gruppi da una decina di persone con l'accompagnamento di un volontario del FAI che, oltre a vigilare ed indicare il percorso, è a disposizione per tutte le domande che possono sorgere durante la visita.
Noi, sfruttando sempre la nostra tesserina di soci FAI, abbiamo potuto visitare gratuitamente il Castello, ma abbiamo scelto di "comprare" il diritto di fotografare gli interni (3,00 euro) così "la mia metà" si è potuta sbizzarrire con gli scatti.

lunedì 1 aprile 2013

Pasquetta al Castello della Manta

Visto il tempo non troppo favorevole quest'anno abbiamo deciso di passare una Pasquetta "culturale" continuando a sfruttare le tessere del FAI. Questa volta la meta è stato il Castello della Manta (Cuneo), bene che dal 1984 viene gestito dal Fondo Ambiente Italiano.


Le prime notizie di un Castello sul colle della Manta risalgono al 1227 ma della costruzione originaria non ne rimane traccia, anche se sono ben identificabili i tre Palazzi che formano la struttura castellana odierna: quello voluto da Valerano "il Bastardo" all'inizio del Quattrocento, quello eretto da Michele Antonio Saluzzo dopo la metà del Cinquecento e quello di Valerio Saluzzo della fine del XVI secolo.
Alla fine del Settecento il Castello, con l'estinzione del Marchesato dei Saluzzo, divenne un ospedale militare per le truppe austro-sabaude all'epoca dell'occupazione francese, acquistato,quindi, dai Radicati di Marmorito venne ristrutturato nell'Ottocento nella configurazione attuale e poi donato dalla Contessa Elisabetta Provana del Sabbione e dal marito Conte Francesco De Rege Thesauro di Donato.



Oggi i volontari del FAI accoglievano i visitatori davanti ad un portone ad arco acuto consegnando, dopo aver pagato il biglietto per la visita guidata (per noi soci 4,00 euro), una confezione di 4 mele prodotte nelle vicinanze del Castello.


La visita guidata è iniziata dal sottotetto, un po' perché ci ha permesso di ascoltare la storia del castello al coperto e all'asciutto e un po' perché questa è la parte in cui è possibile vedere i resti del castello più antico, in particolare i merli e la parte di un'antica torre circolare.


Ripercorrendo parte dello scalone cinquecentesco al contrario siamo entrati nel vestibolo decorato, nel corso  dell'Ottocento con il motto "Leit", che in tedesco significa "guida", scelto dalla famiglia Saluzzo della Manta. In cima al camino, inoltre, è ben visibile lo stemma della famiglia nobiliare.


Sulla destra, entrando, un dipinto a muro quattrocentesco di cui non si conosce l'autore rappresenta la Vergine Maria che allatta il Bambino.


Il vestibolo conduce alla Sala Baronale, forse la parte più famosa del Castello.
Valerano, figlio illegittimo di Tommaso III, fece ristrutturare quest'ala preesistente del Castello durante il suo periodo di reggenza del Marchesato nel Quattrocento per creare un luogo di rappresentanza dove potesse celebrare il suo potere. Il ciclo di affreschi che orna le pareti è importantissimo per la conoscenza della cultura del gotico internazionale prodotta nelle corti europee.


Sulla parete principale, cioè quella illuminata dalle finestre, è rappresentato il ciclo dei nove Prodi e delle nove Eroine. I nove Prodi sono divisibili in tre terzetti: eroi pagani (Ettore di Troia, Alessandro Magno e Giulio Cesare), eroi cristiani (Giosuè, Davide e Giuda Maccabeo) ed eroi cristiani (Artù, Carlo Magno e Goffredo di Buglione). 


Le Eroine sono invece tutte tratte dalla mitologia e dalla storia antica. I personaggi si stagliano su uno sfondo bianco con alla base arbusti ed erbe realmente esistenti e sfoggiano abiti alla moda di corte che hanno permesso di datare le pitture.
Sulla parete di fronte al camino è ben visibile una nicchia con la Crocefissione ed i Santi Giovanni Battista e Quintino.


Sulla parete secondaria, quella su cui si aprono le finestre, è rappresentata la Fontana della Giovinezza che possedeva la virtù di ringiovanire i vecchi, di restituire verginità e bellezza alle dame e preservare dalle malattie. La narrazione si sviluppa in tre momenti da sinistra a destra: un prima (la corsa alla fonte), un durante (i bagnanti) e un dopo (i ringiovaniti).



L'ultima parte della visita si è sviluppata tra gli ampliamenti del castello voluti da Michele Antonio e dal cugino Valerio a metà del XVI secolo.
La prima sala che abbiamo visitato è stata quella delle Grottesche, così detta per i motivi decorativi che traggono ispirazione dallo studio della Villa di Nerone che venne scoperta proprio in quegli anni a Roma.
Al centro del soffitto un grande riquadro centrale rappresenta il carro infuocato del profeta Elia, mentre ai lati altri due ovali rappresentano i simboli del potere temporale e religioso ed il globo terrestre.
Ai lati del soffitto dodici ovali rappresentano scene allegoriche dove l'immagine è accompagnata da un cartiglio dove è ben visibile un motto che esplica l'immagine.



La Galleria rappresenta il passaggio verso la camera del Signore ed è decorata con soggetti tratti da poemi cavallereschi e con figure mitologiche come Ercole e l'idra o Ulisse e Polifemo.


La camera da letto di Michele Antonio ci ha permesso di vedere un bellissimo letto a baldacchino, due arazzi (che abbiamo scoperto che storicamente venivano appesi alle pareti per cercare di mantenere le pareti più calde) ed un quadro che rappresenta un'ostensione della Sacra Sindone.

Aspettando l'ora di pranzo abbiamo visto parte di uno spettacolo di clown nel grande cucinone al primo piano.
La parte più deludente della visita è stato il pranzo, servito nelle cantine: ampi locali (molto freddi) con volte in laterizio collegati da scale interne alla cucina e agli ambienti di rappresentanza, situati a oltre otto metri di altezza rispetto al piano della corte.


Appena fuori dal castello di trova la chiesa di Santa Maria ostruita da Valerano per il borgo della Manta.
La parrocchiale, a navata unica, ospita al suo interno la Cappella del Cristo Risorto, commissionata da Michele Antonio di Saluzxzo, ed un ciclo di affreschi sulle Storie della Passione.

Un grazie particolare alla "mia dolce metà" per il servizio fotografico.