lunedì 1 aprile 2013

Pasquetta al Castello della Manta

Visto il tempo non troppo favorevole quest'anno abbiamo deciso di passare una Pasquetta "culturale" continuando a sfruttare le tessere del FAI. Questa volta la meta è stato il Castello della Manta (Cuneo), bene che dal 1984 viene gestito dal Fondo Ambiente Italiano.


Le prime notizie di un Castello sul colle della Manta risalgono al 1227 ma della costruzione originaria non ne rimane traccia, anche se sono ben identificabili i tre Palazzi che formano la struttura castellana odierna: quello voluto da Valerano "il Bastardo" all'inizio del Quattrocento, quello eretto da Michele Antonio Saluzzo dopo la metà del Cinquecento e quello di Valerio Saluzzo della fine del XVI secolo.
Alla fine del Settecento il Castello, con l'estinzione del Marchesato dei Saluzzo, divenne un ospedale militare per le truppe austro-sabaude all'epoca dell'occupazione francese, acquistato,quindi, dai Radicati di Marmorito venne ristrutturato nell'Ottocento nella configurazione attuale e poi donato dalla Contessa Elisabetta Provana del Sabbione e dal marito Conte Francesco De Rege Thesauro di Donato.



Oggi i volontari del FAI accoglievano i visitatori davanti ad un portone ad arco acuto consegnando, dopo aver pagato il biglietto per la visita guidata (per noi soci 4,00 euro), una confezione di 4 mele prodotte nelle vicinanze del Castello.


La visita guidata è iniziata dal sottotetto, un po' perché ci ha permesso di ascoltare la storia del castello al coperto e all'asciutto e un po' perché questa è la parte in cui è possibile vedere i resti del castello più antico, in particolare i merli e la parte di un'antica torre circolare.


Ripercorrendo parte dello scalone cinquecentesco al contrario siamo entrati nel vestibolo decorato, nel corso  dell'Ottocento con il motto "Leit", che in tedesco significa "guida", scelto dalla famiglia Saluzzo della Manta. In cima al camino, inoltre, è ben visibile lo stemma della famiglia nobiliare.


Sulla destra, entrando, un dipinto a muro quattrocentesco di cui non si conosce l'autore rappresenta la Vergine Maria che allatta il Bambino.


Il vestibolo conduce alla Sala Baronale, forse la parte più famosa del Castello.
Valerano, figlio illegittimo di Tommaso III, fece ristrutturare quest'ala preesistente del Castello durante il suo periodo di reggenza del Marchesato nel Quattrocento per creare un luogo di rappresentanza dove potesse celebrare il suo potere. Il ciclo di affreschi che orna le pareti è importantissimo per la conoscenza della cultura del gotico internazionale prodotta nelle corti europee.


Sulla parete principale, cioè quella illuminata dalle finestre, è rappresentato il ciclo dei nove Prodi e delle nove Eroine. I nove Prodi sono divisibili in tre terzetti: eroi pagani (Ettore di Troia, Alessandro Magno e Giulio Cesare), eroi cristiani (Giosuè, Davide e Giuda Maccabeo) ed eroi cristiani (Artù, Carlo Magno e Goffredo di Buglione). 


Le Eroine sono invece tutte tratte dalla mitologia e dalla storia antica. I personaggi si stagliano su uno sfondo bianco con alla base arbusti ed erbe realmente esistenti e sfoggiano abiti alla moda di corte che hanno permesso di datare le pitture.
Sulla parete di fronte al camino è ben visibile una nicchia con la Crocefissione ed i Santi Giovanni Battista e Quintino.


Sulla parete secondaria, quella su cui si aprono le finestre, è rappresentata la Fontana della Giovinezza che possedeva la virtù di ringiovanire i vecchi, di restituire verginità e bellezza alle dame e preservare dalle malattie. La narrazione si sviluppa in tre momenti da sinistra a destra: un prima (la corsa alla fonte), un durante (i bagnanti) e un dopo (i ringiovaniti).



L'ultima parte della visita si è sviluppata tra gli ampliamenti del castello voluti da Michele Antonio e dal cugino Valerio a metà del XVI secolo.
La prima sala che abbiamo visitato è stata quella delle Grottesche, così detta per i motivi decorativi che traggono ispirazione dallo studio della Villa di Nerone che venne scoperta proprio in quegli anni a Roma.
Al centro del soffitto un grande riquadro centrale rappresenta il carro infuocato del profeta Elia, mentre ai lati altri due ovali rappresentano i simboli del potere temporale e religioso ed il globo terrestre.
Ai lati del soffitto dodici ovali rappresentano scene allegoriche dove l'immagine è accompagnata da un cartiglio dove è ben visibile un motto che esplica l'immagine.



La Galleria rappresenta il passaggio verso la camera del Signore ed è decorata con soggetti tratti da poemi cavallereschi e con figure mitologiche come Ercole e l'idra o Ulisse e Polifemo.


La camera da letto di Michele Antonio ci ha permesso di vedere un bellissimo letto a baldacchino, due arazzi (che abbiamo scoperto che storicamente venivano appesi alle pareti per cercare di mantenere le pareti più calde) ed un quadro che rappresenta un'ostensione della Sacra Sindone.

Aspettando l'ora di pranzo abbiamo visto parte di uno spettacolo di clown nel grande cucinone al primo piano.
La parte più deludente della visita è stato il pranzo, servito nelle cantine: ampi locali (molto freddi) con volte in laterizio collegati da scale interne alla cucina e agli ambienti di rappresentanza, situati a oltre otto metri di altezza rispetto al piano della corte.


Appena fuori dal castello di trova la chiesa di Santa Maria ostruita da Valerano per il borgo della Manta.
La parrocchiale, a navata unica, ospita al suo interno la Cappella del Cristo Risorto, commissionata da Michele Antonio di Saluzxzo, ed un ciclo di affreschi sulle Storie della Passione.

Un grazie particolare alla "mia dolce metà" per il servizio fotografico.

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