sabato 12 novembre 2016

Analisi Comportamentale Applicata o più semplicemente ABA

Entrando nel mondo dell'autismo ben presto ci si imbatterà in un acronimo molto spesso avvolto dalla nebbia: l'ABA, da alcuni ritenuta l'unica via di "abilitazione" per l'autismo.

Per avere un'idea di cosa sia ecco un piccolo video di una seduta ABA in cui si sta lavorando sulle azioni della giornata (mangiare, bere, vestirsi) usando una token economy (le perline rosse) ed un rinforzo edibile (M&M).



L'ABA è una scienza per il cambiamento di comportamenti socialmente significativi attraverso la manipolazione di eventi ambientali.


La significatività sociale di un comportamento è data dal grado di adattività (adeguatezza, beneficio) al sistema di valori della società di appartenenza. Nella scelta dei comportamenti disadattivi su cui lavorare bisognerebbe proprio partire da questo concetto, classificandoli secondo il grado di danno prodotto all'ambiente.

L'ABA si basa su tre principi del comportamento:
  • rinforzo,
  • estinzione,
  • punizione.
Il comportamento è inteso in questo approccio come un'interazione organica, ossia l'interazione di muscoli e ghiandole di un organismo con l'ambiente, osservabile e misurabile. Questa definizione non comprende le emozioni perché non sono definite universalmente.

L'ambiente è l'intera costellazione di stimoli (macro e micro) che possono influenzare il comportamento.
In un ambiente degli stimoli potrebbero essere:
  • le sedie (numero, disposizione, ...);
  • l'illuminazione (grado, tipologia, ...);
  • le finestre (sistema di apertura, tapparelle, ...);
  • le altre persone;
  • il rumore;
  • il calore;
  • gli strumenti utilizzati nella didattica;
  • gli odori;
  • ...
Importante è trovare una correlazione funzionale tra la variabile indipendente (stimolo) e quella dipendente (comportamento).
La correlazione funzionale ha come esito:
  • l'esistenza / inesistenza di una correlazione;
  • esiti direttamente / inversamente proporzionali.
Lo stimolo (o evento) è un cambiamento osservabile nell'ambiente.

sabato 5 novembre 2016

Autismo, questo sconosciuto

Quando parliamo di "autismo" possiamo anche sentir parlare di "sindrome di alterazione globale dello sviluppo" o di "disturbi generalizzati dello sviluppo"; ma anche di Asperger, sindrome di Rett, ... Questi ultimi non sono più in uso nella comunità scientifica con l'introduzione del DSM V (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali).



L'autistico, per essere definito tale, deve presentare anomalie in tre ambiti, chiamati triade sintomatologica:
  • interazione;
  • comunicazione;
  • relazione.
Il DSM V indica la gravità della sintomatologia del disturbo dello spettro autistico (ASD) su una scala da 3 punti (dove il livello 3 indica la situazione più grave).
L'autismo può associarsi ad altri disturbi o patologie (comorbilità) come il ritardo mentale.


La frequenza media del disturbo autistico riscontrata è di 5 casi su 10.000 (1 su 88 nati) ed è più frequente nei maschi (4/5 : 1).

I caratteri predittivi dell'autismo appaiono intorno ai 12 mesi, ma la prassi diagnostica vuole la diagnosi dopo i 3 anni.
Dopo i 18 mesi i pediatri potrebbero aiutare la diagnosi attraverso il Protocollo Chat.



I primi indicatori sono:
  • non compare il sorriso al 3° mese;
  • non compare la risposta di angoscia all'8° mese.
Nei primi mesi molti bambini autistici:
  • sono calmi;
  • non amano essere tenuti in braccio;
  • non gitano la testa (tanto che in passato l'autismo in tenera età era scambiato con la sordità);
  • sono inerti.