mercoledì 11 maggio 2011

Martha Graham

C'è una transizione del pensiero fra il XVIII e il XIX secolo. Noi siamo posseduti da una vitalità nuova. Certe profondità dell'intelletto vengono ora scandagliate. La grande arte non ignora mai i valori umani, anzi vi affonda le proprie radici. E' per questo che le forme cambiano. Nessun'arte può passare inalterata attraverso un periodo così vitale come quello in cui viviamo. L'uomo sta scoprendo se stesso come mondo a sé stante.
Martha Graham, 1937


Martha Graham nasceva 118 anni fa in Pennsylvania da genitori rigidamente presbiteriani, ostili alle tendenze teatrali che la figlia aveva cominciato a manifestare fin dagli anni dell'adolescenza. Il padre era medico specialista in malattie mentali, e la Graham racconta di aver imparato da lui a considerare il movimento come l'elemento per rivelare l'individuo: mentre le parole possono mentire oppure possono non essere comprese, il movimento non mente mai. E' nell'azione, afferma, e non nei discorsi che gli uomini si definiscono come sono.
In California, dove si era trasferita con la famiglia, Martha Graham vide per la prima volta uno spettacolo di Ruth St. Denis; da quel momento prese la decisione di dedicarsi alla danza. Nel 1916 iniziò a studiare alla scuola Denishawn, e tre anni dopo fece il suo debutto teatrale nella parte protagonista in Xochitl, un dramma danzato di ispirazione azteca creato per lei dal suo insegnante Ted Shawn. Nel 1923 lasciò la compagnia Denishawn, della quale aveva fatto parte per quattro anni, e a partire dal 1926 cominciò a creare le proprie coreografie, che rappresentava insieme alla compagnia indipendente da lei formata nello stesso anno, composta da altri tre danzatori. Da questo momento fino al 1929, anno in cui avrebbe presentato Heretic, primo esempio compiuto di uno stile di danza nuovo e personalissimo, è compreso il periodo più delicato della sua maturazione artistica, quello che segnò un progressivo distacco dal passato in nome della ricerca di moduli espressivi originali.


Questa fase di sviluppo è contrassegnata da alcune prime creazioni, danze "di carattere" oppure di ispirazione orientale, ancora perfettamente in linea con lo spirito della scuola Denishawn.
Nel 1929 lo sviluppo artistico della Graham era ormai completo, tramite la formazione di una specifica concezione della danza, sconcertante per la sua novità di forme e contenuti.



Heretic, rappresentata appunto nel '29, è una composizione coreografica in cui la sua creatrice mostra di essersi definitivamente liberata delle sovrastrutture del passato: la danza, semplicissima nella sua struttura, è già indicativa di quel genere scarno e lineare che caratterizza le composizioni degli anni successivi. Sulla melodia ripetitiva di un canto popolare bretone, il coro dei danzatori svolgeva una dinamica di movimento più potenziale che attuale, compressa in posizioni piuttosto statiche, significative di ostilità e intolleranza, mentre la figura danzante nell' "a solo", l'eretico, si muoveva con maggiore libertà ma producendo anch'essa un effetto di compressione di energia. Il tema dell'eretico è significativo della presa di coscienza artistica della Graham, ormai consapevole del proprio ruolo di iniziatrice di una grande rivolta espressiva che, come tutte le trasgressioni radicali, avrebbe incontrato molti oppositori.
Da questo momento si fa predominate negli intenti della coreografa americana la volontà di incarnare nelle sue creazioni i grandi miti dell'uomo, attinti dall'arte e dalla religione di ogni tempo e di ogni popolo.
Nel 1931 crea Primitive Mysteries, che solitamente viene considerato il suo capolavoro.



Opera basata sui rituali degli indios cristianizzati dell'America, questa coreografia riproduce, in linee di movimento estremamente austere e al tempo stesso dense di emozione, la celebrazione di alcuni misteri cristiani adattati allo spirito di un popolo primitivo che, nell'appropriarsene, ne ha alterato la natura secondo le proprie esigenze specifiche. La musica, composta appositamente da Louis Horst, è basata su modulazioni ritmiche tipicamente indiane e crea un'intensa atmosfera rituale. La composizione coreografica raffigura un gruppo di donne che celebrano la Vergine Maria e ne ripercorrono la vicenda, tramite la rappresentazione del dolore di fonte al crocifisso e l'esplosione di gioia dopo la resurrezione.


Tratto da: "La danza moderna" di L. Bentivoglio

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