Nell'estate del 1621, Giovan Lorenzo, pittore e scultore come il padre, riceve una commessa dal Cardinale Scipione Borghese per un ciclo di opere a tema mitologico. Nel giro di un anno Giovan Lorenzo completa la prima scultura che rappresenta il "Ratto di Proserpina".
L'opera di Bernini, dopo essere passata da Villa Scipione arriva a Villa Ludovisi, casa del nipote dell'allora Papa: Gregorio XV, predecessore di Urbano VIII che farà di Giovan Lorenzo Bernini l'architetto della nuova Roma.
La scultura si basa sul mito greco che può essere rintracciato nelle "Metamorfosi" di Ovidio.
I due protagonisti mitologici sono: Plutone (Ade); dio della ricchezza e degli inferi; e Proserpina (Persefone).
Secondo la leggenda Plutone, fratello di Giove e Nettuno, avrebbe chiesto al fratello Giove in sposa una delle sue figlie avute da Demetra: Proserpina (Kore che in greco significa "la fanciulla" o "pupilla"). Giove concede a Plutone sua figlia che viene rapita e portata negli inferi.
Demetra, dopo aver cercato invano la figlia su tutta la Terra, decide di abbandonare la vita non facendo più germogliare la terra, riducendo i beni a disposizione dei sacrifici.
Dopo una serie di vicissitudini si arriva ad un accordo: Kore rimarrà per un certo periodo con la madre (primavera - estate) e il rimanente con il marito (autunno - inverno).
Il gruppo scultoreo realizzato da Bernini risulta finito da tutti i punti di vista, eccetto quello dall'alto, anche se nell'idea dello scultore l'opera andrebbe vista frontalmente.
Le due figure sembrano disegnare due semicerchi opposti che si respingono.
Visto dal lato sinistro si può notare come l'attimo colto è quello in cui Plutone alza Proserpina imprimendo con il piede sinistro molta forza verso il basso. Il braccio destro di Proserpina non rappresenta uno slancio verso l'alto ma una resistenza.
Per quest'opera Bernini utilizza, stranamente, circa 6 tonnellate di marmo di Carrara. La realizzazione del braccio, è stato calcolato, ha causato uno speco del 10% del blocco originario che ha costretto Bernini ad attaccare con il mastice i capelli. Per Gian Lorenzo l'essenziale era dare corpo al movimento antagonista, in contrapposizione alla statuarietà di Michelangelo.
Facendo questo Bernini esce dal canone moderno della scultura ideato nel '400 da Leon Battista Alberti che considerava la scultura come un "togliere il materiale in eccesso. Gian Lorenzo considera il marmo come un materiale molle e "aggiungibile" quasi fosse creta o cera.
Michelangelo liberava la figura, "l'idea", dalla materia; Bernini mette ed imita il materiale facendo compiere una metamorfosi alla materia. Questo concetto è facilmente intuibile osservando le due rappresentazioni che gli scultori hanno fatto del David:
David di Michelangelo
David del Bernini
Tornando al "Ratto di Proserpina" è interessante notare che "la pupilla è la sposa dell'invisibile": con il corpo di Kore entra nell'Ade il mondo erotico mentre sulla terra la vita si inaridisce. Su questo rapporto tra Thanatos ed Eros è tornato ad indagare, in epoca più moderna, anche Freud.
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