Con l'inizio imminente dell'anno scolastico vorrei proporre una riflessione su quelli che comunemente vengono chiamati "Test d'Intelligenza" o più sinteticamente "Q.I.".
I normali test, che si trovano anche in rete, hanno una fortissima base culturale. Ad esempio la quasi totalità dei metodi di ricerca psicologica, le procedure di laboratorio e l'inchiesta richiedono che i partecipanti sappiano leggere e scrivere (nel mondo, circa il 97% del miliardo di adulti con oltre 15 anni che non sanno leggere e scrivere si trova nei paesi in via di sviluppo) ma; elemento ancora più essenziale; tali metodi richiedono famigliarità con l'idea e con la cultura della ricerca.
Opposto a questo metodo di valutazione, Reuven Feuerstein elabora e propone una valutazione dinamica dell'apprendimento. Questa valutazione non guarda al valore assoluto (Q.I.) ma alla "zona di sviluppo potenziale", cioè a quanto quella determinata persona potrebbe migliorare.
Feuerstein è passato, successivamente, a sviluppare degli strumenti facilitanti che aiuterebbero a sviluppare il pensiero indipendentemente dai contenuti scolastici.
In questo processo rientrerebbero tre attori:
- il mediatore;
- il sapere, la conoscenza;
- l'attore protagonista.
Il mediatore non si presenta come l'unico depositario del sapere; nel suo lavoro deve imparare a tenersi indietro sfruttando anche le energie e le risorse dell'attore o del gruppo. Il focus del mediatore, infatti, è il superamento della difficoltà e la crescita della persona; non l'acquisizione di un particolare concetto.
L'obbiettivo finale che si mira a raggiungere in questo processo è riassumibile in due assunti:
- "me stesso come mediatore";
- "realtà come mediatore".
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