C'è una figura retorica che ha un nome un po' difficile, ma appena ne avrete letto qualche esempio la riconoscerete, perché l'avrete di sicuro usata o ascoltata tante volte. Si tratta della litote. La parola viene, come al solito, dalla lingua greca, nella quale significa semplicità, attenuazione. Consiste nell'affermare, in forma attenuata e spesso ironica, una qualità, negando la qualità contraria.
Per esempio, quando si dice che una persona non è un'aquila, o che non è un genio, si vuol far capire che non è molto intelligente. Oppure, se di qualcuno si dice che non brilla per la sua puntualità, si vuole alludere al fatto che è sempre in ritardo. Allo stesso modo, per far capire che una persona è molto aggressiva, si dice che non è un agnellino.
La litote si può usare per modestia (un giovane non privo di talento), oppure per moderare la crudezza di un giudizio negativo (quel quadro non è certo un capolavoro), oppure con una funzione rafforzativa (nell'incidente la macchina ha avuto un danno non indifferente).
Non sempre la litote ha valore negativo: se dico che quel film non è brutto, quel prezzo non è alto, o quel libro non è banale, voglio dire che quel film è abbastanza bello, che quel prezzo è giusto, che quel libro è originale.
In fondo, anche la litote è un perifrasi, cioè un giro di parole: se ne volete un esempio famoso, andate a leggere il primo capitolo dei "Promessi sposi". Nel suo famoso romanzo, Alessandro Manzoni invece di dire che Don Abbondio era pauroso e un po' vigliacco, scrisse:
Don Abbondio (il lettore se n'è già avveduto) non era nato
con un cuor di leone.
Da: Popotus, 5 Febbraio 2011
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