martedì 22 marzo 2011

Giri di parole IV

Ossimoro, intelligente stupidità

Le figure retoriche hanno tutte nomi un po' difficili. Oggi parleremo dell'ossimoro, che nella lingua greca significa "intelligente stupidità". Già dalla spiegazione dell'origine della parola avete una traccia per capire in cosa consiste l'ossimoro: nella stessa parola, infatti, vengono accostati due concetti opposti, l'intelligenza e la stupidità. L'ossimoro si basa proprio su questo meccanismo di contrasto tra due parole che sembrano escludersi a vicenda.
Pensate a espressioni come "ghiaccio bollente", "silenzio eloquente", "silenzio assordante", "amaro piacere", "lucida pazzia", "calma tempestosa". Ognuna di queste coppie forma un'espressione nella quale vengono accostate due parole di significato contrario.
Perché si usano gli ossimori? Perché, per l'originalità dell'accostamento tra due parole che esprimono concetti opposti, gli ossimori destano meraviglia, colpiscono l'immaginazione di chi ascolta o legge. Proprio per queste caratteristiche la figura retorica dell'ossimoro è stata sfruttata dagli scrittori. Giovanni Pascoli, per esempio, in una sua poesia scrisse

Che si diceva: il fiore ha come un miele
che inebria l'aria; un suo vapor che bagna
l'anima d'un oblio dolce e crudele

accostando dolce e crudele, due aggettivi di significato contrario.
Gli ossimori vengono usati anche nel linguaggio della politica. Molti anni fa fu lanciata l'espressione "convergenze parallele": due rette parallele, come sappiamo, non possono convergere, ma l'espressione fu usata per indicare un accordo fatto tra partiti di impostazione e ideologia diverse.

Da: Popotus, 12 Febbraio 2011


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