lunedì 7 marzo 2011

Pedagogia della musica

Se oggi la "Pedagogia del risveglio"; cioè la teoria elaborata da Delalande secondo cui i bambini andrebbero incoraggiati a svolgere un'esplorazione sonora prima che educati teoricamente, in quanto solo attraverso un'esperienza preliminare di ricerca sonora, di creazione di gusto sonoro, si può rendere più proficua l'acquisizione di tecniche; è diventata il punto di riferimento teorico più aggiornato per progettare un'educazione musicale rivolta ai piccoli, balza vistosamente agli occhi la parentela che tale proposta intrattiene con quelle avanzate, sin dagli inizi del Novecento, da Rosa Agazzi e da Maria Montessori.

Rosa Agazzi
Convinta della necessità che il bambino debba essere circondato da materiali che fanno parte della sua quotidianità, e che da questi debba scaturire un'attività didattica che privilegi e valorizzi l'intuizione del singolo e del gruppo in situazioni di cooperazione, Rosa Agazzi (1886-1951) predispone il "Museo delle cianfrusaglie": gli oggetti e i materiali (cianfrusaglie) raccolti dai bambini, e che catturano la loro attenzione, vengono usati successivamente come dispositivi didattici. Gli oggetti raccolti vengono ordinati per colore, materia e forma; vengono confrontati tra loro per scoprire somiglianze e uguaglianze. Applicato al mondo dei suoni, il "Museo delle cianfrusaglie" offre inaspettate possibilità didattiche.
Rosa Agazzi ha concentrato la sua attenzione particolarmente sul canto, soprattutto spontaneo, dei bambini, quale coadiuvante dell'apprendimento linguistico e motorio, e sull'educazione dell'orecchio sotto forma di gioco costruttivo. Per l'educatrice di Mompiano la voce; il mezzo musicale di più immediato utilizzo; si rivela indispensabile per educare l'orecchio a:
  • percepire l'altezza, l'intensità, la qualità e la bellezza dei suoni;
  • educare il gusto estetico attraverso il riconoscimento e l'apprezzamento del "suono gentile";
  • promuovere il coordinamento percettivo-motorio, modalità che l'educatrice riconosce quale risposta spontanea del bambino alla musica.
Maria Montessori
Le convinzioni didattiche di Maria Montessori, basate sull'educazione ai sensi, coinvolgono le percezioni uditive (musicali e sonore) allenate con materiali didattici appositamente realizzati come, ad esempio, le "Scatole dei rumori" o la "Serie di campanelli".
Convinta che la musica aiuti e potenzi la capacità di concentrazione e aggiunga un nuovo elemento alla conquista dell'ordine interiore e dell'equilibrio psichico del bambino, Montessori fa delle'elemento sonoro uno degli assi portanti della sua didattica sensoriale.
La Montessori pone l'alfabetizzazione alla scrittura musicale convenzionale come tappa conclusiva obbligatoria di un percorso musicale che, partendo dal risveglio uditivo sensoriale, passi attraverso una sempre più accurata capacità di cogliere, discriminare, riconoscere e intonare vocalmente il sistema scalare occidentale.

Lasciando sullo sfondo queste due grandi pedagogiste della musica, e non solo, è importante sottolineare come la musica abbia un valore educativo di notevole rilievo anche in funzione dell'incontro con l'altro inteso come "altro da me". Il linguaggio musicale infatti costituisce un canale privilegiato di relazione e condivisione di esperienze.
L'educazione musicale può contribuire inoltre all'educazione delle "life skills", definite dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) come quelle abilità, competenze "che è necessario apprendere per mettersi in relazione con gli altri e per affrontare i problemi, le pressioni e gli stress della vita quotidiana".
In sostanza l'attività musicale contribuisce allo sviluppo di attività trasversali quali:
  • le abilità percettive;
  • la strutturazione spazio-temporale;
  • la concentrazione e la memoria;
  • i concetti: topologici, logico-matematici di seriazione e classificazione e di relatività;
  • le procedure;
  • l'espressione di sé e la comunicazione con diversi linguaggi;
  • il pensiero creativo in un contesto di gruppo.

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